Con «Canthara» Monica Pinto sceglie la strada di Bjork

Monica Pinto
Monica Pinto
di ​Federico Vacalebre
Domenica 16 Ottobre 2016, 22:48 - Ultimo agg. 22:50
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Dimenticate il canto di terra e di lava di «Vesuvio», con cui l’avete vista aprire «Passione» di John Turturro. Dimenticate la voce calda e le tammurriate divise con gli Spakkaneapolis 55, la formazione nata, non senza polemiche, da una costola degli Zezi per tentare l’avventura internazionale con la Real World di Peter Gabriel. Anzi no, non dimenticate niente - perché rinunciare a bei ricordi e, ancor di più, ad ascolti emozionanti? - ma la Monica Pinto che ritroverete in «Canthara» è diversa, più eterea, elettronica, più che a Concetta Barra o la prima Teresa De Sio guarda a Bjork.
Un disco «fortemente voluto e ancor più caparbiamente inseguito», spiega lei, «realizzato grazie al meccanismo del crowdfunding, al supporto concreto di chi ti dice ancor prima che il tuo disco sia stato registrato che ha voglia di ascoltare proprio te, proprio il tuo progetto». Da novella chanteuse digitale, guidata dalla produzione di Max Carola (sua anche l’etichetta che pubblica il cd, la Maxsound), Monica inizia un «Viaggio incompiuto», come dice il primo titolo, abbandona anche il dialetto per l’italiano, confessa di aver «usato questa canzone, e il disco tutto, come terapia per elaborare il dolore». Poi continua un percorso ondivago, che vorrebbe essere delicato eppure profondo e ha i suoi picchi emotivi in vocalizzi fatti di respiro e silenzio, in volute fonetiche finalmente diverse dal canto standardizzato imperante, in melodie e armoni che sono discese ardite e risalite.
Se «Nuovamente essente» è l’azzardo esorcistico di una riflessione sulla propria morte, «Anime minori» si fa discorso politico, la title track rielabora elettronicamente un antico suono terapeutico giapponese, «Aria» si misura moderatamente con il gregoriano e «Il bacio sulla bocca» riparte da Dostoevskij piuttosto che da Fossati, prima che «Apri le gambe» - inno femminista al diritto al piacere sessuale puro e duro, non nascosto dietro nessuna scusa da trottoline amorose - provi a riportare, nonostante il mood soft dell’arrangiamento, la fisicità del corpo in canzoni altrimenti eteree ed esoteriche, come le rielaborazioni del suoni yogichi del terzo e quinto chakra.
«Come rami il canto mi espande nell’aria, come radici l’hara, che nella cultura nipponica indica la forza dell’energia originaria, mi intreccia alla terra», spiega Monica, autrice di tutti i pezzi, in qualche caso in collaborazione con Ernesto Nobili, Salvio Vassallo e Fausto Mesolella.

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