Mario Merola, il figlio Francesco a 16 anni dalla morte: «Sarà per sempre del suo popolo»

«Papà è del popolo: lui pensava sempre al popolo ed è morto con il suo popolo»

Francesco e Mario Merola insieme sul palco
Francesco e Mario Merola insieme sul palco
di Alessio Liberini
Sabato 12 Novembre 2022, 19:00 - Ultimo agg. 13 Novembre, 13:24
5 Minuti di Lettura

«Papà è del popolo: poco prima di morire mi disse di far scrivere sulla sua lapide “vi ho voluto bene pensatemi”. Lui pensava sempre al popolo ed è morto con il suo popolo». Francesco Merola, il figlio dell’indimenticabile Mario Merola, ricorda così il suo grande papà.

Oggi, 12 novembre 2022, sono passati esattamente sedici anni da quando ci ha lasciato «il re della sceneggiata». Spentosi all’età di 72 anni a causa di un arresto cardiocircolatorio. A distanza di tempo la sua memoria resta però ancora viva e vegeta tra la sua gente che tanto l’ha amato in vita e che mai l’ha dimenticato. Rendendolo una vera e propria icona immortale. Celebre in ogni angolo del globo grazie alla sua indimenticabile carriera musicale e teatrale.

«Ovunque vado – dice Francesco - incontro persone che hanno almeno una foto con mio padre appesa da qualche parte a casa. Per me questo è un onore perciò ringrazio il popolo di Napoli ma al contempo anche quello di tutto il mondo. Addirittura negli Stati Uniti ho visto fotografie di mio padre». 

Per i partenopei, emigranti e non, quella di Mario Merola, l’autore del celeberrimo “Zappatore” e tanti altri brani diventati un must della canzone nostrana, è stata ed è ancora adesso la voce del popolo partenopeo. Attraverso la quale ha saputo narrare gioie ma anche sofferenze,tormenti e sentimenti di Napoli e dei suoi abitanti. «Il dolore è ogni giorno – precisa Francesco -  non c’è momento in cui non penso a mio padre. Questo immenso artista, questo grande uomo, manca a tutti. Non solo alla famiglia Merola.

Oggi è un giorno speciale perché è la ricorrenza della sua perdita però a me papà mi manca sempre».

Francesco, l’ultimo dei tre figli venuti alla luce dal matrimonio di Mario Merola con Rosa Serrapiglia, ne approfitta per rimembrare qualche aneddoto legato al suo memorabile papà: «Mi ricordo quando abbiamo vinto, o meglio dire ha vinto, il festival di Napoli del 2001 con “L'urdermo emigrante”. Io partecipavo con una piccola parte canora nell’esibizione, vidi mio padre piangere e gli dissi “papà perché stai piangendo?”. Lui mi rispose “perché io posso perdere, sei tu che non devi perdere”. Lui mi diceva “io ho vinto tutto nella vita ora piango per te. Perché se non vinci ci resto male”: questo era mio padre».

«Non esiste – prosegue Francesco - un luogo nel globo dove non sia arrivato Mario Merola. Pensa che una volta andai in vacanza in Messico e alcune persone del posto vedendomi mi dissero “tu sei il figlio dello zappatore”. È arrivato ovunque, venendo tradotto in tutte le lingue, anche in Australia e in America dove ha cantato persino nella Casa Bianca. È una soddisfazione, per noi napoletani, avere un’artista che ancora oggi, attraverso le sue canzoni e i suoi film, è conosciuto in tutto il mondo». 

«Era in primis un grande lavoratore del mondo dello spettacolo» ci tiene ad evidenziare il figlio nel anniversario della sua dipartita: «Ha applicato alla sua arte – motiva - anche dei testi sociali come appunto “L'urdermo emigrante” che narra di una tematica ancora adesso attualissima, o le canzoni scritte da Libero Bovio e Salvatore Di Giacomo: c’è anche la cultura nella sua storia oltre alla napoletanità popolare».

A sedici anni di distanza da quel 12 novembre del 2006 a mancare, più di ogni altra cosa, è principalmente il «Merola uomo»: «L’artista lo consociamo tutti ma l’uomo Merola probabilmente i giovani di oggi non lo conoscono, non l’hanno potuto conoscere. Era un qualcosa di indescrivibile. A Napoli si dice “o babbà”: questo era Mario Merola». A loro, alle nuove generazioni, resta però una grande eredità fatta di canzoni, film e sceneggiate. 

Video

Il Merola uomo, prima del Merola artista, nasce in un luogo nevralgico della città: il suo porto. Dove lavorava come scaricatore. «Proprio per questo dal 15 al 22 marzo 2023 la bellissima, di nome e di fatto, nave Msc ha voluto omaggiare, insieme al direttore artistico dell’evento “Merola cruise” Federico Vacalebre, mio papà con una crociera tutta meroliana dove parteciperò cantando insieme a tanti altri grandi artisti e a mia moglie Marianna Mercurio. Ma la cosa più importante è che si tratta della prima crociera in assoluto dedicata a Mario Merola: nessun artista prima d’ora aveva mai ricevuto un tale omaggio a bordo di una nave».

Difatti «quando si parla del “re della sceneggiata”, ovunque andate nel mondo, vi rispondono tutti con un solo nome: Mario Merola». Un appellativo, quello dedicato al noto cantante partenopeo, che vede la luce nel 1959 sul palco del teatro del popolo Trianon Viviani a Forcella. Nel cuore del centro storico cittadino. Dove Merola debutta in un concorso per voci nuove eseguendo il brano “Senza guapparia”. «Papà – ricorda ancora Francesco – parte come cantante poi all’improvviso è salito sulle tavole di questo palcoscenico: da lì è stato poi acclamato come re della sceneggiata». Riuscendo, nei fatti, a far esplodere un intero genere regionale fino ad un livello internazionale. 

Proprio sul quel palco Francesco tornerà il prossimo 22 dicembre, in una prima assoluta, con la sceneggiata “Canzona ‘e Guapparia”, portata in scena dal regista Bruno Garofalo. Per quanto riguarda possibili successori dell’indimenticabile re della sceneggiata Francesco non ha però nessun dubbio: «Come non potrà mai esistere un altro Maradona non potrà mai esserci un altro Mario Merola. Io sono del suo sangue e lo posso ricordare, cercando sempre di far fare bella figura a lui e al cognome che porto, ma a me mi dovranno sempre giudicare come Francesco Merola perché di Mario Merola ce n'è uno solo e nessuno più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA