Guitar hero: Fripp scommette sull'ischitana Maria Barbieri

Maria Barbieri
Maria Barbieri
di Federico Vacalebre
Lunedì 5 Ottobre 2020, 12:35 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 15:54
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Non capita tutti i giorni che Robert Fripp scommetta su una chitarrista italiana dichiarando: «Potrebbero esserci donne nei King Crimson? Sicuramente, sempre che siano le donne giuste, nel momento giusto, nel posto giusto e nelle giuste circostanze, e c'è questa donna meravigliosa che suona Larks' tongues in aspic part II, un'italiana, Maria Barbieri». Capita ancora meno spesso che lo faccia una seconda volta: avant'ieri ha rilanciato sulla sua pagina Facebook un video casalingo di Maria Barbieri che, dal divano rosso di casa sua, si esercitava su «Fracture», brano conclusivo di «Starless and bible black», lp del 1974 del Re Cremisi e, secondo il fondatore, «brano impossibile da suonare», ovvero il più complesso dell'intera discografia della band.
Un endorsement vero e proprio, Maria.
«Non lo so, di sicuro un'emozione per me. Già quando ho scoperto che Fripp aveva fatto il mio nome in quell'intervista ero trasecolata. Ora... che dire? È una bella persona, non solo un maestro della chitarra, dopo quelle sue parole ci siamo scambiati qualche messaggio in privato, ma mai avrei pensato che le mie esercitazioni su un suo brano che sto ancora studiando, potessero meritare la sua attenzione».
Evidentemente la meritano: se lo dice lui...
«Troppo buono davvero, io, però, riprendo a esercitarmi e spero che, quando avrò pronto tutto il pezzo, lui sia ancora della stessa idea».
Maria Barbieri, 26 anni, bella figliola ischitana con la chitarra elettrica e la passione per il progressive rock. Da dove spunti fuori?
«Da una famiglia di musicisti, sia pur non per mestiere. Mio padre era un bassista, mamma una tastierista e cantante, mio fratello suonava la batteria, mia sorella voleva cantare».
La chitarra, insomma, era l'unico strumento libero.
«Più o meno è andata così. Mi sono invaghita da bambina della musica, volevo imparare a suonare, non sapevo bene cosa. A 9 anni e mezzo ho iniziato a suonare la chitarra e non ho più smesso».
Trovato lo strumento potevi trovare materiali più semplici e contemporanei da suonare delle pagine dei King Crimson e dei Pink Floyd.
«Sempre merito/colpa della mia famiglia. Papà, oltre che avere una band che si chiamava Campo Metallico, era un collezionista di vinili, io a 4 anni mettevo sul piatto gli lp di Gente Giant, Genesis, King Crimson, Pink Floyd... E rimango convinta della qualità di quella musica, capace di liberarsi dalle barriere dei generi, di farmi sognare, viaggiare con la mente e la fantasia. Intanto ho suonato anche altro, ho fatto la turnista, frequentati gli studi televisivi, ma...».
Hai deciso che il prog era la tua musica. Nostalgica degli anni Settanta?
«No, ma di In the wake of Poseidon sì. Quando è morto mio padre, ed il terremoto ha buttato giù la nostra casa ischitana, ho vissuto un periodo bruttissimo, ma creativamente fervido. Mi sono attaccata alla musica, ne avevo bisogno e ho capito che volevo fare la mia musica. Con il mio fidanzato ci siamo trasferiti da Roma a Napoli, proprio mentre avevo conosciuto il bassista Guido Russo e il batterista Leonardo De Lorenzo e deciso che erano la mia squadra».
Con loro hai inciso il tuo album di debutto.
«Si, doveva essere già uscito, ma la pandemia... Ho trovato un'etichetta americana, speriamo bene. Sono brani originali, scritti da me e dai miei compagni, strumentali, anche se in uno canticcchio».
C'è pure la tua versione di «Larks' tongues in aspic».
«Potevano mai mancare i King Crimson?».
Altri fan d'eccezione?
«Tramite Facebbok Franco Mussida della Pfm ha detto che gli era piaciuta la mia versione di È festa. E poi Lino Vairetti degli Osanna».
Chitarristi preferiti, oltre a Fripp, si intende?
«David Gilmour, Steve Hackett, Steven Wilson, Dimebag Darrell, Guthrie Govan...».
La tua immagine sexy ti aiuta?
«Credo di sì, ma è anche un peso. C'è ancora chi pensa che una ragazza non possa suonare la chitarra elettrica, che lo strumento sia una riserva maschile. E chi pensa che se sei carina non puoi anche essere brava. Io sono autodidatta, ma sto ore sullo strumento. Poi, quando suono, se posso sembrare anche bellina non credo che sia un peccato».
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