Quando le viene chiesto se sia più imperdonabile essere donna o di destra, Beatrice Venezi risponde senza esitazioni: «È un bel match. Ma credo che sia più imperdonabile essere conservatori». Una dichiarazione che apre il sipario su un dibattito che va oltre la musica, toccando temi come la politica, le questioni di genere, il femminiso, che la direttrice d'orchestra ha affrontato in un'intervista al Corriere della Sera. Si è autodefinita una voce fuori dal coro, un'etichetta che trova fondamento nel suo nuovo programma su RaiPlay e RaiPlay Sound, «Voci fuori dal coro», dove si illumina la vita di otto compositrici che hanno rotto gli schemi, contribuendo significativamente alla storia della musica: «Ogni donna che ci accompagnerà in questo viaggio è una donna senza il cui contributo, io oggi forse non potrei salire sul podio».
Come Mia Martini
La critica che la ferisce di più? Beatrice Venezi non si nasconde dietro a diplomazie: «Il gioco è sempre lo stesso: distruggere il proprio nemico attaccandolo sulla sua competenza tecnica, cercando di smontare una preparazione costruita in decenni — studio da quando ho 6 anni e da 12 lavoro come direttore d’orchestra. È il meccanismo Mia Martini: a forza di dire che portava sfiga sappiamo la fine tragica che ha fatto.
Giorgia Meloni
Sul suo rapporto con la politica e in particolare con la figura di Giorgia Meloni, Beatrice Venezi sottolinea un legame di stima personale, pur precisando di non avere alcun ruolo politico attivo: «Ci conosciamo da tempo, ben prima che diventasse un personaggio di spicco nella politica. È una persona per cui nutro stima, innanzitutto umana. Ma — ripeto — non abbiamo mai avuto un rapporto politico».