Alessandro Siani: «La mia favola ottimista l'altra faccia di Gomorra»

Alessandro Siani: «La mia favola ottimista l'altra faccia di Gomorra»
di Fabrizio Corallo
Giovedì 29 Dicembre 2016, 08:50 - Ultimo agg. 19:53
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Un Alessandro Siani in gran forma ha presentato ieri a Roma «Mister Felicità», la nuova commedia prodotta da Cattleya e Rai Cinema e lanciata da 01 distribution in circa 600 copie dal primo gennaio di cui è per la terza volta sia regista che interprete dopo «Il principe abusivo» e «Si accettano miracoli» (16 milioni di incassi). Al suo fianco Diego Abatantuono, Carla Signoris, Elena Cucci e Cristiana Dell'Anna (l'attrice napoletana rivelata da «Un posto al sole» e dal ruolo di Patrizia della serie tv «Gomorra 2») oltre all'americano David Zed, celebre negli anni 80 come robot del programma «Pronto Raffaella?».

Siani, autore anche della sceneggiatura con l'esperto Fabio Bonifacci nel nuovo film girato in Trentino Alto Adige recita il ruolo di Martino, un giovane campano indolente e scansafatiche che vive in Svizzera ospite di sua sorella Caterina (Dell'Anna) che un giorno viene costretta all'immobilità da un incidente e si ritrova ad avere bisogno di cure costose. L'inetto e lamentoso giovane sarà così costretto a sostituirla come persona addetta alle pulizie nella casa-studio del dottor Guglielmo Gioia (Abatantuono), un robusto e carismatico «allenatore della mente» specializzato nello spronare e motivare l'alta società nel segno del «pensare positivo».  Durante un assenza del medico Martino si finge suo assistente e si ritrova alle prese con una paziente particolare, la campionessa di pattinaggio Arianna Croft (Cucci) che, dopo una brutta caduta sul ghiaccio, è sfiduciata e depressa e non trova più motivazioni per gareggiare. Nel frattempo i campionati europei di pattinaggio si avvicinano: tra innamoramenti, equivoci, sorprese e rivelazioni inaspettate l'improvvisato «coach», autonominatosi «Mister Felicità», riuscirà a far tornare Arianna la campionessa di una volta nonostante la propria inadeguatezza e l'invadenza insopportabile della severa e zelante madre della ragazza (Signoris).
 

Il suo terzo film è una svolta nella sua carriera, Siani?
«Finora mi ero concentrato sulle differenze tra Nord e Sud o tra ricchi e poveri, stavolta ho affrontato la mancanza di ottimismo e la grande rabbia in circolazione oggi nel nostro Paese in cui le persone non hanno più fiducia in nessuno. Non è facile portare gioia nel cuore della gente e allora ho inventato un personaggio di pessimista che risolve i problemi di un ottimista e di due pessimisti che insieme fanno scoccare la scintilla della felicità. La motivazione principale, il motore autoriale che si è acceso in me è stata quello di voler raccontare una rinascita emotiva, il modo in cui ci si può rialzare dopo una caduta e, attraverso la risata, mi auguro di aver dato vita ad una piccola storia che in due ore offre la possibilità di ridere e emozionare».

Vuole veicolare un messaggio positivo, di speranza?
«Mister Felicità è una storia per famiglie, un obiettivo che coltivo da sempre e difficile da realizzare: un film può diventare una favola solo quando non sei costretto ad usare battute facili, doppi sensi e il linguaggio della quotidianità che, purtroppo, è sempre molto più crudo e volgare».

A proposito: ogni tanto si avverte una certa ironia nei confronti dei personaggi di alcuni malavitosi in stile «Gomorra» e su certi loro modi di agire e di parlare.
«Credo che così come esistono film e serie tv tipo Gomorra devono esserci anche opere più leggere come Benvenuti al Sud, deve esservi un bilanciamento, esiste una sola Napoli ma ci sono tanti napoletani diversi. Oggi certi problemi che ci affliggono sono di carattere internazionale e non penso solo alla malavita ma anche alla disoccupazione e al mondo dell'alta finanza che sovrintende tutto: il nostro compito è quello di fare sorridere con queste tematiche rendendo i nostri personaggi non eroi, ma antieroi».

Come si è trovato con Abatantuono?
«L'ho sempre ammirato a distanza ma oggi posso dire che nei due mesi in cui abbiamo lavorato insieme sono andato grazie a lui ogni giorno a lezione di cinema. Diego è un attore/autore che sul set riesce a passare sempre con fluidità strepitosa dal registro comico a quello drammatico ed è in grado con la sua esperienza di dare consigli utili non solo per il suo personaggio ma per l'intera dinamica del film».

Che cosa può anticipare del live show con Diego Maradona in programma il 16 gennaio al San Carlo di Napoli di cui sarà sia autore che regista? 
«Inaugura una serie di iniziative dedicate al trentesimo anniversario dello scudetto del Napoli, non a caso si intitola Tre volte 10. Maradona si ritroverà per la prima volta da solo su un palco, ma giocherà in casa, come sempre».

Lei continua ad essere spesso accostato a Massimo Troisi: quale crede che sia stata la sua eredità, che cosa ha rappresentato nella sua vita di artista?
«Totò, Eduardo, Peppino De Filippo... ci sono maestri immensi con cui è impossibile, inimmaginabile fare paragoni. Troisi è semplicemente inimitabile, aveva una poesia che non può avere nessun altro. Se c'è un'eredità, magari inconsapevole, è forse nel dna della nostra città. Ma, ma per quello che mi riguarda direttamente, l'unica eredità che conosco è quella che mi ha tramandato mio padre: i valori alti del colesterolo».
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