Da «Viaggio in Italia» di Rossellini a «Le mani sulla città» di Rosi, da «Ricomincio da tre» a «È stata la mano di Dio», da Martone a Capuano, da Sophia Loren a Totò: si completa con un viaggio nel cinema di ieri e di oggi la grande mostra sulla cultura napoletana in corso a Parigi grazie alla collaborazione tra il Louvre e il Museo di Capodimonte. Un vero e proprio festival multidisciplinare che spazia tra il patrimonio artistico di valore assoluto custodito nella Reggia borbonica e il teatro, la musica e l'immaginario cinematografico nati all'ombra del Vesuvio. E così, mentre nella Grande Galerie fino al prossimo gennaio si potranno ammirare nel loro splendore i settanta capolavori arrivati in prestito da Napoli, e dopo l'omaggio alla drammaturgia di Eduardo diretto da Emmanuel Demarcy-Mota e il Paisiello del San Carlo, ecco dal 17 al 26 novembre la ricca panoramica sui film più significativi girati nella città porosa dal dopoguerra ai nostri giorni.
A parlare di «Naples dans le regard des cinéastes» (Napoli nello sguardo dei cineasti) nell'Auditorium Michel Laclotte, con il curatore della sezione invitato dal Louvre, Antonio Monda, saranno due testimonial d'eccezione: Isabella Rossellini e Paolo Sorrentino.
Paolo Sorrentino, intervistato sabato prossimo da Monda, ripercorrerà le tappe del suo cinema, che cominciò proprio a Napoli con «L'uomo in più» e qui è tornato, dopo le grandi soddisfazioni dell'Oscar e di tanti altri successi, prima con il suo film più personale, «È stata la mano di Dio», e ora con una storia inedita, dal titolo provvisorio «Partenope», ancora in fase di montaggio. Il regista de «La grande bellezza» ha puntato su cinque film che raccontano ciascuno, a suo parere, un aspetto centrale della città, della sua gente, della storia e dell'immaginario che l'avvolge. Ecco allora «L'oro di Napoli» di Vittorio De Sica («con il film ho un legame personale: la prima sceneggiatura che ho scritto, “Polvere di Napoli” di Antonio Capuano, rendeva omaggio a quest'opera»). Poi «Ricomincio da tre» di Massimo Troisi («per noi napoletani più di una rivoluzione, è stata una rivelazione»); e «Morte di un matematico napoletano» di Mario Martone, con una «interpretazione indimenticabile di Carlo Cecchi» (entrambi i film saranno presentati dallo stesso Martone). Quindi «Vito e gli altri» del suo maestro Capuano («una nuova irruzione nel neorealismo») e «Le mani sulla città» di Francesco Rosi («un film modernissimo, che amo per la sua energia»).
La madrina del festival Isabella Rossellini ha voluto, invece, che l'omaggio a Napoli fosse, nello stesso tempo, un omaggio al cinema di suo padre Roberto e a sua madre Ingrid Bergman. Del maestro del neorealismo si vedranno «Viaggio in Italia», «Il miracolo», dal dittico «Amore», e l'episodio «Napoli» di «Paisà». Nella serata d'apertura, venerdì, l'attrice racconterà i suoi «coup de coeur» mostrando, tra l'altro, materiali inediti dall'archivio di famiglia sul legame particolare che Rossellini aveva con la città. «Mio padre era innamorato di Napoli e dei suoi dintorni» ha detto Isabella, ricordando il Vesuvio, grandioso e fragile come la vita, e il misterioso legame che nella nostra cultura unisce i vivi e i morti, la luce e le tenebre: «Ci portava in Costiera per le vacanze e ci faceva scoprire Pompei, le grotte sotterranee, Pozzuoli e la sua terra ribollente, il museo archeologico...». Completano il suo percorso per immagini il tenero omaggio a Luciano De Crescenzo, amico affettuoso di una vita, con «Così parlò Bellavista» e l'affresco sulla musica napoletana fatto da John Turturro in «Passione», prima di passare la mano a Sorrentino con la proiezione di «È stata la mano di Dio».
Ma non è finita qui. «CineNapoli» si arricchisce di altri sguardi d'autore proponendo in rassegna anche «Matrimonio all'italiana» di De Sica con la coppia d'oro Loren-Mastroianni, «Carosello napoletano» di Ettore Giannini, «Le quattro giornate di Napoli» di Nanni Loy, «La pelle» di Liliana Cavani e un'intervista a tutto campo con Erri De Luca, uno dei nostri scrittori più amati in Francia. Il gran finale, sabato 26, con «La banda degli onesti», in gloria di Totò e della sua irresistibile comicità.