Temperature torride, è in aumento del 30 per cento la ricerca di assistenza in provincia. A soffrire di più sono soprattutto gli anziani e i cronici di mezza età. Nel frattempo, anche un terzo dei camici bianchi salernitani è in ferie e chi è in corsia è chiamato a un superlavoro, per sopperire anche al cronico buco di personale. Disidratazioni, sincopi, collassi, ischemie, episodi confusionali, svenimenti, lipotimie, ma anche colpi di calore, congestioni, gastro-enteriti, coliche addominali, dissenterie, e febbri ancora più difficili da sopportare quando il tasso di umidità fa percepire molto più dei 40 gradi da allerta che assediano le città. Sono le patologie che in questi giorni stanno portando tanti pazienti negli ambulatori dei medici di base e nei pronto soccorso della provincia. La canicola africana mette in crisi gli anziani, che si disidratano e si scompensano. Il sudario doloroso sta provocando una «epidemia» di malori, soprattutto fra gli over 80 e 90 per esaurimento da calore.
I sintomi principali sono polso rapido, fiato corto, pressione bassa, astenia, gambe secche, vertigini, mal di testa, palpitazioni, pelle e mucose asciutte, crampi muscolari.
Nel frattempo, come detto, bisogna fare i conti anche con personale in corsia ridotto al lumicino. «La situazione è ovviamente critica - spiega Francesco Bruno della Cgil medici - È vero che un terzo dei medici è in ferie (si tenga presente che tutti hanno ferie arretrate degli anni precedenti non godute), ma il problema è che queste ferie incidono su organici già ridotti all'osso. Si aggiunga l'emergenza caldo e il cerchio è chiuso. D'altra parte, oramai per noi è una emergenza continua (Covid , influenza, caldo, incidenti). E nessun politico salernitano alza un dito. È una vergogna per tutti». Dallo scorso giugno il 44,7 per cento dei medici è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28 per cento è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso (il 4,4 per cento solo nel periodo estivo), con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana nel 56 per cento dei casi, mentre nel 10,5 per cento dei casi le ore trascorse nei pronto soccorso sono addirittura superiori a 90. Nonostante il tempo di vacanze i medici che restano sono costretti a lavorare il doppio per non lasciare sguarniti i reparti e solo il 21 per cento dei dottori specialisti in Medicina interna riesce ad andare in ferie per almeno 15 giorni come previsto dal contratto. Così molti fanno gli extra per coprire i turni di notte e il 74 per cento salta i riposi settimanali. Nonostante le attività ambulatoriali diminuiscono nel 42,2 per cento dei casi e chiudono del tutto nel 37 per cento degli ospedali.