Salerno, bimbo di tre mesi positivo alla coca: migliora ma la meningite gli ha causato dei problemi

Ai genitori fu tolta la potestà: oggi in tribunale dei Minori a Salerno si discute se affidare i fratellini ai nonni

L'ospedale pediatrico Santobono
L'ospedale pediatrico Santobono
di Petronilla Carillo
Venerdì 15 Marzo 2024, 06:45 - Ultimo agg. 08:12
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Il bimbo di tre mesi trasferito d’urgenza, lo scorso gennaio, dall’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona al Santobono di Napoli per una brutta meningite, e poi risultato ad un primo esame positivo alla droga, migliora ma non sta ancora del tutto bene.

Dopo tre mesi dal suo ricovero, il piccolo continua ad essere nelle cure dei medici: avrebbe, difatti, riportato alcuni danni cerebrali a causa della meningite ed ora si sta cercando di attenuare i problemi rimasti. I medici, comunque, hanno escluso una dipendenza del piccolo dalla sostanza stupefacente cos’ come anche la positività: il bimbo è stato male soltanto per la meningite, contro la quale non era stato vaccinato. Intanto questa mattina, nelle aule del tribunale dei Minori di Salerno, si terrà l’udienza per cercare di tirare fuori dalla casa famiglia i tre fratellini del piccolo sottratti ai genitori e di poter ottenere per loro l’affidamento ai nonni o agli zii.

La coppia era da tempo sotto il vigile occhio sia dei servizi sociali e sia del tribunale proprio per i loro precedenti da tossicodipendenti. Agli inquirenti i due, all’epoca dei fatti, giustificarono il mancato vaccino anti meningite al più piccolo con un momento di distrazione legato al fatto che tutti i loro figli si erano ammalati di Covid. Ai genitori, nell’immediatezza dei fatti, il tribunale dei Minori aveva sospeso la genitorialità. L‘ospedalizzazione del bimbo avviene a gennaio quando viene portato dai genitori al pronto soccorso del Ruggi. Il piccolo aveva la febbre a 38 e sembrava addormentato.

I medici della Pediatria che lo hanno soccorso hanno da subito ipotizzato una infezione del sangue poi certificata dalla tac: sepsi in corso riconducibile ad una meningite. Le analisi delle urine hanno poi messo in allarme i sanitari perché hanno rivelato presenza di cocaina. È stato allora che i genitori hanno raccontato di essere entrambi tossicodipendenti. In un primo momento si è pensato che la presenza di droga potrebbe aver complicato ulteriormente il quadro clinico del piccolo che, nel frattempo, peggiorava a causa dell’infezione. Così è stato trasferito in eliambulanza al Santobono di Napoli dove è arrivato in codice rosso: qui è stato intubato e trasferito in terapia intensiva pediatrica dove è ancora ricoverato anche se i medici continuano a dire che la meningite non è arrivata ad uno stadio ritenuto irreversibile.

Il piccolo è anche stato portato, nell’immediatezza dell’arrivo a Napoli, in sala operatoria dove gli è stato posizionato un catetere di monitoraggio della «pressione intracranica» e per il prelievo di un campione di liquido risultato poi positivo al batterio della meningite. Le tracce di cocaina erano state trovate nelle urine al primo accesso in ospedale, al pronto soccorso di Salerno, e furono poi confermate ad un terzo esame dal laboratorio dell’azienda ospedaliera Vanvitelli di Napoli.

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I genitori sono indagati per lesioni ma hanno sempre dichiarato di non aver dato droga al piccolo segnalando loro, agli stessi medici di Salerno, che probabilmente aveva potuta inalare la cocaina quando loro, entrambi tossicodipendenti, l’avevano fumata a casa.

Gli stessi, in passato, erano stati sottoposto a percorsi di disintossicazione ma ci erano ricaduti. Il bimbo è il più piccolo di quattro figli: gli altri tre quando si è ammalato erano a casa dei nonni in quanto i genitori stavano eseguendo lavori di ristrutturazione a casa.

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