Ritrovato capolavoro di Battistello Caracciolo: ora è conteso

Ritrovato capolavoro di Battistello Caracciolo: ora è conteso
di Margherita Siani
Venerdì 10 Ottobre 2014, 11:48
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Valva - Un antiquario sardo era il proprietario del «Compianto di Adamo ed Eva su corpo di Abele», opera di Battistello Caracciolo, allievo di Caravaggio, nel 1989 trafugata da Villa Ayala a Valva e ritrovata un anno fa. È stato lo stesso antiquario ad autodenunciarsi, dopo aver scoperto che era simile ad un quadro rubato a Valva, cercando in rete qualche elemento in più di quell’opera. L’uomo se l’è ritrovata sul sito dedicato a Gozlinus, da qualche anno realizzato da Michele Figliulo su Valva: tradizione, storia, persone, villa, opere e bellezza del territorio. E una sezione di immagini di opere rubate, creata per fornire elementi a chi dovesse ritrovarle. Proprio un’immagine del dipinto, un articolo di giornale apparso sul furto, hanno colpito l’antiquario che ha deciso di autodenunciarsi, dando una svolta alle indagini. «Ho comprato questo quadro per 60 milioni di vecchie lire e ho visto che è simile ad un dipinto rubato», aveva detto ai carabinieri. Questi i retroscena, ieri mattina raccontati a Roma durante una conferenza stampa presso la caserma La Marmora, tenuta dal generale di Brigata Mariano Mossa, dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, dal pm Tiziana Cugini e dal maggiore Coppola, che ha seguito la delicata indagine. Presenti anche il sindaco di Valva, Francesco Marciello, l’assessore Giancarlo Macchia, Michele Figliulo e Vito Falcone, che di quel quadro aveva una foto prima che fosse rubato. Un’opera importante, dal valore stimato di circa tre-quattro milioni di euro. Un patrimonio ritrovato e conteso, tanto che dopo il ritrovamento si è aperta una querelle giudiziaria. Chi è il proprietario? L’antiquario ritiene che la tela sia sua, perché acquistata, incautamente forse, ma sua per i 60 milioni di vecchie lire pagate. Il Comune dice che appartiene a Valva. La controversia finirà in Tribunale, con l’antiquario da una parte, e il Comune e l’ordine di Malta che si costituiranno parte civile. Il reato, visti i tempi, sarebbe prescritto, ma la controversia si aprirà, dopo 25 anni dal furto. La certezza che si tratti del «Compianto di Adamo ed Eva su corpo di Abele», era giunta dopo che, la scorsa estate, i carabinieri del reparto operativo per la tutela del patrimonio culturale, speciale settore del Ministero dei Beni culturali, avevano esteso le indagini a Valva, per verificare il luogo del furto, fotografato il telaio e le dimensioni, appurando se quella tela ritrovata fosse realmente quella cercata. Tutto risultò uguale. La conferma definitiva, con le foto di Vito Falcone e una preziosa indicazione dello storico locale, Amato Grisi. Quest’ultimo ricordava benissimo che l’opera di Battistello Caravaggio era nel castello d’Ayala dopo il sisma del 1980. A gennaio, presso il comando romano, Amato Grisi, poi Vito Falcone e Michele Figliulo, si recarono per il riconoscimento dell’opera. Era quella. Ciò che a Valva non sapevano era il valore elevatissimo di questo gioiello della pinacoteca del marchese d’Ayala, ricca di quasi duecento quadri. Opere non solo di Battistello Caracciolo, ma anche di Massimo Stanzione, El Greco, Carlo Dolci, Giacinto Gigante, Giuseppe De Ribera, Salvator Rosa.

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