Traffico di rifiuti, Borrelli a Roma:
«La Tunisia collabora poco»

Traffico di rifiuti, Borrelli a Roma: «La Tunisia collabora poco»
di Petronilla Carillo
Giovedì 13 Gennaio 2022, 06:35 - Ultimo agg. 20:41
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Venti minuti di audizione «segreta». È lo stesso procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli a chiederlo al presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati nel corso dell’audizione pubblica di ieri a Roma. Venti minuti durante i quali il numero uno della procura salernitana racconta gli esiti investigativi del traffico di rifiuti portato alla luce tra Salerno, porto di partenza, e la Tunisia. Un racconto lungo durante il quale, come si intende non appena si torna in pubblico, si è parlato anche del ruolo della Regione Campania e di alcune movimentazioni bancarie. Di chi e in riferimento a cosa, per ora, resta secretato. E segreti sono anche gli ultimi cinque minuti dell’audizione, questa volta su richiesta del senatore FdI Antonio Iannone, salernitano anche lui. 

La vicenda sulla quale è stata convocata l’audizione del procuratore Borrelli è quella relativa all’inchiesta nata da fonti giornalistiche su un presunto traffico di rifiuti tra il salernitano, il potentino e la Tunisia. «Salerno - spiega Borrelli - procede perché il luogo di consumazione del reato, in quanto la spedizione si è verificata, come spesso avviene, dal porto di Salerno».

Il procuratoreprecisa che le investigazioni sono state svolte in maniera concordata anche con la procura di Potenza. I container, partiti da Salerno, sarebbero ora fermi al porto di Sousse. L’inchiesta, nel dettaglio, è quella che nel paese maghrebino ha già portato all’arresto, sul finire del 2020, 12 persone (mentre altre 12 sono indagate), tra cui anche un ex ministro, dirigenti della dogana e nel mirino è finito anche il proprietario della Soreplast, l’azienda tunisina che avrebbe dovuto accogliere i rifiuti, dopo un accordo con la Sra, società di Polla. Ma sull’arresto dell’ex ministro, nel corso dell’audizione, Borrelli dice di noinaver trovato «riscontro» dalle autorità tunisine, pur spiegando che non c’è stata grande collaborazione da parte del Paese straniero il quale non rientra neanche nell’Eurojust. 

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Il procuratore punta poi l’attenzione sulla necessità di individuare la «caratterizzazione dei rifiuti che al momento si trovano in Tunisia, per poter ipotizzare il reato di traffico illecito di rifiuti» anche se poi, alle domande dei commissari, precisa «che le indagini svolte portano nelle direzione di spedizioni di rifiuti diversi da quelli ufficialmente indicati». Un affare che, stando a Borrelli, non è unico al porto di Salerno, avendo la procura già chiuso una indagine sullo smaltimento illecito di materiali plastici in Bulgaria. Tornando poi al caso specifico, spiega: «il volume complessivo dei rifiuti pervenuti in Tunisia è di 282 containers per 7891 tonnellate di rifiuti. Ci sono state più spedizioni una delle quali Soreplast dove questi rifiuti dovevano essere trattati e sono stati bloccati: riguardava 70 containers, gli altri 212 mai giunti in Italia». E proprio sulla restituzione di questi containers che si basa il braccio di ferro tra Italia e Tunisia: anche se il Paese magrebino non ha mai detto «no» al trasferimento, non sarebbe comunque stato collaborativo. È proprio per questo che la procura di Salerno starebbe attendendo l’arrivo dei container per poter studiare, a campione, il tipo di rifiuto. «In questo senso abbiamo anche fatto un accordo con l’Arpac - ha detto Borrelli in audizione - per eseguire questi controlli sul posto, al porto, perevitare ulteriori aggravi di spese». In realtà i containers già giunti a Polla, a seguito di un braccio di ferro giudiziario tra la società e la Regione Campania, in merito al rientro, sono stato poi incendiato dopo che la società si è vista respingere il ricorso dal Tar. 

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