«Lo dicevo sempre a mia figlia: lascialo, lascialo, lascialo...Lascia quel vecchio». L’urlo di dolore di Luciano Rizzo riecheggia quando i carabinieri invitano lui e la moglie a lasciare l’abitazione della figlia Annalisa, trovata morta assieme al marito Vincenzo Carnicelli. Quarantatré anni lei, 63 lui. Una differenza di età che la famiglia della donna non aveva mai accettato, neanche con la nascita della loro bambina, oggi tredicenne. E proprio la ragazzina era in casa quando si è consumata la tragedia. Per fortuna, dormiva. A svegliarla è stata la nonna, precipitatasi a casa della figlia quando non ha ricevuto l’abituale telefonata mattutina. L’anziana donna aveva provato a chiamarla ma lei non rispondeva al telefono. Eppure, alle otto, doveva essere già in viaggio verso Vallo della Lucania per andare a lavoro nell’istituto bancario Bcc Magna Graecia. Sono stati proprio i genitori di Annamaria, precipitatisi a casa sua, a trovarla morta nella stanza da letto, in una pozza di sangue, assieme al marito Vincenzo, pizzaiolo di professione ma, in questo periodo, disoccupato. E anche la precarietà del suo lavoro non aveva mai convinto il suocero. I due erano in fase di separazione e, probabilmente, hanno discusso proprio di questo prima di morire. Lui era rientrato da poco dalla Germania dove aveva lavorato in un ristorante: ora voleva solo mettere a posto le cose con la moglie e sul suo profilo social aveva scritto «divorziato».
L’ipotesi, in un primo momento avanzata dai carabinieri del capitano Giuseppe Colella, di un omicidio-suicidio, nel corso della mattinata e dei rilievi nell’abitazione delle due vittime, ha iniziato a traballare.
Gli esami autoptici e la posizione (non rivelata dagli inquirenti) in cui sono stati trovati i due corpi, potrebbe dare una risposta ai dubbi sulla dinamica dei fatti. Bisogna capire se i due coltelli ritrovati nell’abitazione, entrambi insanguinati, siano stati utilizzati dalla stessa persona oppure da due persone. Anche le coltellate inflitte, una volta decifrate, aiuteranno gli inquirenti a dipanare i dubbi su quanto accaduto. Soprattutto perché i due erano con i coltelli nella stanza da letto. Davanti al palazzo, ieri mattina si sono fermati in tanti. La signora Annamaria piange. «Lei e il fratello sono cresciuti con i miei figli», racconta, dichiarando di «non riuscire a farsene una ragione». Lei sa poco della loro vita coniugale perché Annamaria «era molto riservata». «Era una coppia gentile - ricorda invece una dirimpettaia - Spesso consentivo loro di lasciare l’auto e la moto davanti al mio garage perché me lo chiedevano sempre con gentilezza». Ma le tante persone accalcate in via Donizetti, amiche soprattutto dei genitori di Annamaria, hanno sussurrato tutti la stessa cosa: Vincenzo aveva problemi di tossicodipendenza. Un uomo guarda attonito le due bare (ora all’obitorio del San Luca di Vallo) posizionate vicine, l’una all’altra, e sospira. «Lui era una persona instabile - dice - ma non era violento». Vincenzo, soltanto il 4 gennaio scorso, aveva pubblicato un post pieno di tristezza: la foto di loro felici e una dedica musicale con alcune frasi della canzone di Rino Gaetano «A mano a mano». «Ma dammi la mano e torna vicino, può nascere un fiore nel nostro giardino»: era questa la sua speranza.