Un virus “ibrido” gli esperti prima o poi se lo aspettavano. La nuova versione del Sars-Cov-2 isolata in 25 casi a Cipro e nata dalla combinazione di Delta e Omicron, non è altro che il risultato delle mutazioni del coronavirus. Per ora i dati non consentono di trarre conclusioni. Ma l’attenzione resta alta.
Se infatti la cosiddetta variante Deltacron diventasse prevalente, potrebbe mettere in discussione l’efficacia dei vaccini finora utilizzati. E non è un guaio di poco conto. «Tutti i virus a rna tendono più facilmente a mutare – ricorda Francesco Castelli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Brescia –.
Anche se si tratta di un fenomeno conosciuto, il nuovo virus isolato a Cipro non fa stare tranquilli. «Già in passato alcune varianti portavano mutazioni di virus precedenti – osserva Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) –. È successo per la variante Alfa e per la Delta. Anche Omicron portava mutazioni che erano già presenti in Delta. Adesso vedremo quanto questa nuova variante può diventare dominante rispetto alle altre e quali saranno le caratteristiche cliniche, epidemiologiche e di trasmissibilità. Ma abbiamo bisogno di ulteriori osservazioni e notizie».
Di sicuro, la cosiddetta Deltacron conferma ancora una volta quanto sia pericoloso lasciare campo libero al sars cov 2. «Il problema – mette in guardia Andreoni – è che non bisogna far circolare troppo i virus perché poi si determinano sempre più nuove varianti. Non sottovalutiamo il fatto che l’evento legato alle mutazioni è sempre abbastanza imprevedibile. In questa fase, non è possibile conoscere ancora l’evoluzione, ed è ancora troppo presto per sapere se la nuova variante determinerà un quadro clinico attenuato oppure grave».
Le ipotesi degli scienziati si muovono su fronti diversi. E gli scenari possibili non preludono a nulla di buono. «Se la cosiddetta Deltacron diventa dominante – ammette Andreoni – ci troveremmo di fronte a un grosso problema dal punto dei vista dei vaccini. Visto che sono stati preparati basandosi su un virus diverso, con la nuova variante possono quindi perdere efficacia. E può essere un dato negativo anche per i monoclonali, che potrebbero non essere più utili. La nuova variante può invece rappresentare un elemento positivo se il virus, così come è successo con omicron, perde un po’ di patogenicità e quindi può andare incontro a quelle caratteristiche che lo rendono sempre più endemico. Ma è troppo presto per dirlo».