Taglio del cuneo, blindati 4,5 miliardi: le risorse per le buste paga nella Nadef. Il deficit sotto il 4%

Spinta alla crescita da Pnrr e riduzioni fiscali, il Pil potrebbe salire fino a 1,3-1,4%

Taglio del cuneo, blindati 4,5 miliardi: le risorse per le buste paga nella Nadef. Il deficit sotto il 4%
di Andrea Bassi
Lunedì 25 Settembre 2023, 00:52 - Ultimo agg. 26 Settembre, 10:26
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Per confermare per tutto il prossimo anno il taglio del cuneo contributivo serviranno circa 10 miliardi. Ma il primo mattone di questa misura sono i 4,5 miliardi di extra-deficit già accordati dall’Europa con il Def, il documento di economia e finanza, di aprile ma che il rallentamento economico rischia di “mangiarsi”.

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L’intenzione del governo è fare il modo che nella Nadef, la nota di aggiornamento del Def, che sarà approvata giovedì prossimo dal consiglio dei ministri, questa dote sia blindata.

In che modo? Nei giorni scorsi la Commissione europea ha rivisto le stime di crescita dell’Italia per il 2024 portandole dall’1,1 per cento allo 0,8 per cento. Nel Def la crescita per il prossimo anno è prevista all’1,5 per cento e il deficit al 3,7 per cento. Sono questi due numeri che garantiscono il “tesoretto” di 4,5 miliardi. Ma se la crescita fosse indicata allo 0,8 per cento come sostenuto dall’Ue, non solo scomparirebbe la “dote” per il taglio del cuneo, ma si aprirebbe un ulteriore buco nei conti. Come se ne uscirà?

Nella Nadef il governo deve indicare due tipi di previsione: quella tendenziale e quella programmatica. La prima dice qual è la marcia di crescita dell’economia senza interventi del governo. La seconda, invece, dice di quanto accelererà (o decelererà) il Pil in base alle misure che il governo inserirà nella prossima manovra. La crescita tendenziale difficilmente potrà scostarsi molto dalle previsioni dell’Europa. Il governo sarà probabilmente leggermente più ottimista di Bruxelles, e potrebbe fissare l’asticella più verso l’1 per cento di crescita nel 2024 che verso lo 0,8 previsto dalla Commissione. Così, però, il deficit “tendenziale” supererà il 4 per cento. A questo punto però, interverrà il quadro “programmatico”, ossia la spinta al Pil che il governo conta di dare sia con la manovra che accelerando gli investimenti del Pnrr e del RecoveryEu. Per esempio, anche la conferma per un altro anno (per ora non sarà strutturale) del taglio del cuneo fiscale aiuterà la crescita. Quanto più in alto potrà essere spinto il Pil? I conteggi sono ancora in corso, ma si potrebbe arrivare tra l’1,3 e l’1,4 per cento. Poco sotto, insomma, le stime del Def di aprile. E in questo modo non solo si salverebbero i 4,5 miliardi necessari al taglio del cuneo già autorizzati dall’Ue, ma si riuscirebbe a riportare anche il deficit sotto il 4 per cento. Un obiettivo che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vorrebbe centrare per dare un segnale sia alla Commissione che agli investitori che comprano debito italiano. 


L’INCOGNITA
Su tutto questo scenario aleggia però una grande incognita. Si tratta della decisione che dovrà prendere Eurostat sulla contabilizzazione dei crediti fiscali del Superbonus. Eurostat dovrà dire se si tratta di crediti “pagabili” o “non pagabili”. Nel primo caso tutti quelli emersi nel 2023 andrebbero contabilizzati quest’anno. Il deficit schizzerebbe verso l’alto, ma sarebbe gestibile perché fino a fine anno il Patto di Stabilità è congelato. Se invece Eurostat dovesse dire che i crediti vanno classificati come “non pagabili”, allora il costo del Superbonus andrebbe spalmato anche sul prossimo anno e su quelli successivi. Se così fosse il deficit del 2024 peggiorerebbe e renderebbe la strada della manovra ancora più stretta. 
 

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