Salario minimo, ok della Camera alla delega al governo: bagarre durante la votazione. Cosa succede ora

Ieri Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno ritirato le firme dalla proposta di legge per protesta contro le modifiche al testo apportate dalla maggioranza

Salario minimo, tutta la vicenda: dalla proposta delle opposizioni a luglio alle dichiarazioni di voto di oggi
Salario minimo, tutta la vicenda: dalla proposta delle opposizioni a luglio alle dichiarazioni di voto di oggi
di Riccardo Palmi
Mercoledì 6 Dicembre 2023, 11:59 - Ultimo agg. 7 Dicembre, 07:11
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Con 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti la Camera ha approvato la legge contenente deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione, frutto di un emendamento della maggioranza all'originaria proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo, ritirata ieri. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Ultimo passo di uno scontro tra maggioranza e opposizione: la segretaria dem Elly Schlein ieri ha tolto la firma dalla proposta di legge («la maggioranza ha svuotato la proposta di ogni significato con la consueta arroganza»), il leader M5S Giuseppe Conte ha strappato in Aula il testo della legge. Al centro, in sostanza, la maggioranza punta a rafforzare la contrattazione collettiva e legare la crescita dei salari a quella della produttività mentre le opposizioni spingono per una retribuzione minima garantita.

La vicenda

Il 4 luglio, le opposizioni unite (Italia viva esclusa) avevano presentato in commissione Lavoro alla Camera una proposta di legge per un salario minimo a 9 euro lordi all'ora, a prescindere dal contratto collettivo nazionale applicabile. Sul tema, la premier Giorgia Meloni aveva deciso di aprire al dialogo, seppur «con cautela». Il 27 luglio, però, la maggioranza aveva votato una richiesta di sospensiva di due mesi. Una scelta (fortemente contestata dalle opposizioni) motivata dalla maggioranza con la volontà di instaurare un dialogo. Ad agosto la premier Meloni aveva ricevuto le opposizioni a Palazzo Chigi e proposto di affidare al Cnel un'analisi del tema, con l'obiettivo di dare una risposta anche al «lavoro povero». In sostanza, l'obiettivo era quello di legare la crescita dei salari a quella della produttività (più bassa in Italia rispetto ad altre nazioni europee). A ottobre il Cnel ha approvato il documento sul lavoro povero e salario minimo, bocciando come soluzione al problema la retribuzione minima garantita.

Meglio, per il Cnel, ricorrere invece alla contrattazione collettiva.

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Le opposizioni (Iv esclusa) hanno provato infine a cancellare il maxi emendamento firmato dal deputato di FdI Walter Rizzetto (presidente della commissione Lavoro), accusato di svuotare di senso la proposta originaria, avendo tolto il riferimento al salario minimo di 9 euro lordi orari. Al centro anche la scelta dell'esecutivo di riferirsi ai «contratti più applicati» e non a quelli «più rappresentativi» per trovare la soglia salariale adeguata. Fino a oggi con la protesta in aule delle opposizioni contro il nuovo testo sul salario minimo approvato.

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