Valditara: «Polizia per proteggere le scuole più a rischio. Forte crescita delle aggressioni da parte dei genitori»

Il ministro dell’Istruzione: «In ogni provincia una struttura per il sostegno psicologico a istituti e famiglie»

Valditara: «Polizia per proteggere le scuole più a rischio. Forte crescita delle aggressioni da parte dei genitori»
Valditara: «Polizia per proteggere le scuole più a rischio. Forte crescita delle aggressioni da parte dei genitori»
di Pietro Piovani
Martedì 6 Febbraio 2024, 00:24 - Ultimo agg. 12:51
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Le aggressioni agli insegnanti sono in aumento, e non è solo un’impressione: ci sono i numeri del ministero a confermarlo. C’è però un dato che il ministro Valditara sottolinea in particolare: «Per le aggressioni compiute dai genitori si registra un aumento esponenziale».

Il confronto è sui dati dell’anno scolastico

«Sì perché non abbiamo dati precedenti: il monitoraggio lo abbiamo istituito l’anno scorso, prima non si sapeva quali e quanti fossero gli episodi di violenza nelle scuole italiane.

Ma in questo confronto da un anno all’altro registriamo un fenomeno significativo. Nell’ultimo anno scolastico avevamo avuto 36 casi, ora dopo neanche cinque mesi siamo a 27, ma se guardiamo solo alle aggressioni da parte dei familiari c’è già un aumento del 111%. Per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti invece si registra un leggero calo, -11%».

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Questo cosa significa?

«Ci fa pensare che c’è una responsabilità educativa forte delle famiglie. Ecco perché, se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti non solo dell’aggredito, ma anche dello Stato. È lo Stato a subire un danno di immagine e reputazionale, e dunque ha il diritto di essere risarcito».

Ieri a Varese, però, ad aggredire la professoressa è stato uno studente, non un genitore. Dal mondo della scuola viene una richiesta di maggiore sicurezza. Si possono coinvolgere le forze dell’ordine? Si può immaginare per le scuole qualcosa di simile a quello che si sta facendo negli ospedali, dove sono stati ripristinati i presidi di polizia per proteggere i sanitari?

«Non la vedo semplice. Però nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole».

Qualche sindacato chiede di garantire la «sicurezza all’accesso». Si possono prevedere controlli all’ingresso della scuola?

«Prevedere metal detector o cose del genere in ogni scuola? No, non penso».

La vicenda di Varese sembra soprattutto la storia di un disturbo neuropsicologico. L’aggressore aveva ricevuto una “diagnosi funzionale” (come si dice nel linguaggio burocratico delle Asl) che certificava il suo malessere. Cosa si può fare per questi casi?

«È chiaro che agire solo dal punto di vista repressivo non basta, bisogna intervenire prima. Quando un ragazzo ha problemi che possono sfociare in episodi di aggressività non può essere abbandonato a sé stesso. Anche dare valore al voto in condotta, come abbiamo fatto nel disegno di legge ora all’esame del Parlamento, per questi casi serve a poco».

E quindi?

«La scuola deve essere supportata con un servizio di tipo psicologico, eventualmente psichiatrico. I ragazzi che abbiano un forte disagio vanno aiutati. Voglio parlarne con il collega Schillaci: se il ministero della Salute sarà d’accordo, potremmo creare un presidio a livello di distretti provinciali, per offrire alle famiglie e alle scuole un punto di riferimento, un presidio territoriale a cui rivolgersi».

A parte il caso specifico di ieri, lei comunque mette l’accento da tempo sulla necessità di dare una risposta sul piano educativo e culturale. Risposta che il governo intende dare con il disegno di legge in approvazione.

«È una riforma che dobbiamo approvare rapidamente. Bisogna dare più importanza al voto in condotta, che con questa legge tornerà a fare media e inciderà sul voto di maturità, con il cinque in condotta si viene bocciati e con il sei rimandati a settembre. Si modifica l’istituto della sospensione, che non significherà più stare a casa davanti alla playstation, chi viene sospeso deve fare più scuola non meno scuola. E per le violazioni gravi si prevedono attività di cittadinanza solidale, come aiutare gli anziani nelle case di riposo o lavorare in una mensa per i poveri, esperienze che possono insegnare il senso di solidarietà, la consapevolezza dell’altro, il senso del dovere. Un ragazzo deve imparare che non ci sono solo i propri diritti».

E poi c’è la parte repressiva, che riguarda anche i genitori.

«La proposta di legge della Lega, condivisa da tutta la maggioranza, aumenta le sanzioni, con un’aggravante specifica per chi ha aggredito un docente».

Una circolare del suo ministero invita gli istituti a sanzionare i responsabili delle occupazioni, a denunciare chi danneggia i beni della scuola, a pretendere un risarcimento dagli studenti. Anche in questo caso l’obiettivo è far capire ai ragazzi che non ci sono solo diritti?

«Vogliamo riportare nelle scuole il principio del rispetto delle regole. Abbiamo iniziato a farlo con i diplomifici. Dobbiamo anche dare supporto ai presidi che giustamente vogliono far rispettare la legge. Ricordo a tutti che le occupazioni, decise oltretutto spesso da minoranze, violano il diritto costituzionale allo studio, e sono illegali».

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