Da oggi a Rebibbia il congresso
dei Radicali orfani di Pannella

Marco Pammella, Daniele Capezzone ed Emma Bonino al congresso del 1999
Marco Pammella, Daniele Capezzone ed Emma Bonino al congresso del 1999
Mercoledì 31 Agosto 2016, 19:25 - Ultimo agg. 19:32
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 Tre giorni per decidere il destino del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale. Domani alle 14 nel carcere romano di Rebibbia prenderà il via il Congresso, 40esimo e straordinario, del più antico partito italiano, che durerà fino a sabato 3 settembre, sul tema «Da Ventotene a Rebibbia». Sono appena 106 giorni senza Pannella e il futuro dei militanti non è mai stato tanto in crisi, la galassia radicale sembra sul punto di implodere dilaniata da lotte fratricide. Sul tavolo sono in gioco non solo l'eredità materiale (utilizzo del nome Radicali, le frequenze della radio e l'archivio storico), ma anche la linea politica. Dopo oltre mezzo secolo vissuto all'ombra del leader, con la sua scomparsa, si rischia di veder scritta la parola fine.

All'ordine del giorno di questo appuntamento, al di là del dibattito su programmi politici e battaglie da intraprendere, si presenterà anche l'eventualità di una scissione interna. Sempre più evidente la spaccatura tra quelle che sono diventate due fazioni pronte a dirsi addio. Da una parte il cosiddetto «cerchio magico», gli «ortodossi» che rivendicano la vicinanza a Pannella e ai suoi estremi progetti, dall'altra i Radicali italiani, la galassia dei cosiddetti quarantenni, dietro i quali si riconosce la figura di Emma Bonino. I primi si sentono eredi legittimi e legittimati delle politiche pannelliane: la lotta per una giustizia giusta, la riforma carceraria con l'amnistia e l'indulto e l'ultima battaglia per il diritto alla conoscenza. Gli altri puntano a una politica più radicata sul territorio rivendicando le iniziative politiche ed elettorali a Milano e a Roma.

Se gli ortodossi ricordano che la scelta trasnazionale del PR è stata, tradizionalmente, di non usare il nome radicali per formazioni elettorali e partitiche italiane ma solo per lotte e iniziative, campagne politiche, RI risponde che il partito è fermo da anni (l'ultimo congresso è del 2011) e privo anche di veri rapporti internazionali (pochissimi gli iscritti stranieri) ed è per questo che sarebbe servito più tempo e maggiore preparazione per parlare di futuro. Uno scontro che dimentica che Pannella non ha mai cacciato nessuno e che il partito radicale rimane l'unico che consente la doppia tessera proprio per unire insieme persone che la pensano politicamente anche in modo diverso ma che condividono l'interesse per un obiettivo comune.

Si arriva dunque all'appuntamento di domani in disaccordo su tutto a cominciare dalla scelta del carcere. Sottovalutando forse, come ha scritto Angiolo Bandinelli sul Foglio, che «la concessione del carcere romano da parte del Ministro della Giustizia - che aprirà anche i lavori - e delle varie autorità carcerarie è un gesto di riconoscimento, di altissimo valore simbolico e politico, dell'eccezionale rapporto di Marco Pannella con le tematiche delle carceri e della giustizia».

Nonostante le critiche però sono quasi 600 i registrati, in linea con i precedenti congressi.
Tra questi 266 sono iscritti, 34 lo hanno fatto per la prima volta, 123 rappresentano lo zoccolo duro iscritti, almeno una volta, dal 1974. Con queste premesse il Congresso diventa straordinario sotto molteplici aspetti: è il primo senza il leader, il primo di un partito all'interno di un carcere ed è stato convocato, eccezionalmente, da un terzo degli iscritti da almeno sei mesi anziché dal suo segretario. Tanto più che il segretario, il maliano Demba Traoré, è solo nominale: non ha mai dato le dimissioni, ma non ha mai ricoperto effettivamente la sua carica. 
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