Chat e foto hot inviate alle studentesse, sospeso un docente dell'Università di Torino

Il docente lavora al Dipartimento di Filosofia

Torino, chat e foto hot inviate alle studentesse: sospeso un docente dell'Università
Torino, chat e foto hot inviate alle studentesse: sospeso un docente dell'Università
Venerdì 9 Febbraio 2024, 10:29 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 08:10
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Nemmeno le università sono spazi sicuri per le studentesse: ammiccamenti, battute, molestie verbali o fisiche. Tante situazioni di disagio stanno emergendo dai questionari proposti dal collettivo Studenti Indipendenti e dal movimento transfemminista «Non Una di Meno» all'ateneo di Torino.

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Gli altri casi

Intanto un docente della stessa università è stato sospeso per un mese per una chat irriguardosa con foto e video sconvenienti inviati alle studentesse.

L'uomo lavora al Dipartimento di Filosofia e il provvedimento, che comporta anche la sospensione dello stipendio, è stato preso dopo la segnalazione di alcune studentesse. Un'iniziativa che arriva a pochi giorni di distanza dalla manifestazione andata in scena negli spazi del rettorato per denunciare molestie all'interno della comunità accademica. «Ma tanto tutto tornerà come prima», dicono le interessate, che denunciano «la numerosità delle violenze di stampo patriarcale in università». È ferma però la posizione di Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui: «Quello che è stato denunciato è semplicemente inaccettabile per la sua gravità. Le università sono un luogo nel quale gli studenti devono sentirsi protetti. Il mio impegno è che episodi del genere non possano accadere mai più e utilizzerò tutti gli strumenti per far sì che questo si realizzi. Su fatti del genere deve esserci tolleranza zero».

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Le parole del Rettore

Il rettore dell'Università di Torino Stefano Geuna, ammette che «la violenza sulle donne è una piaga di eccezionale gravità e dobbiamo continuare a combattere con fermezza e senza alcun cedimento su tutti i fronti». Come rettore garantisce «la massima attenzione ai casi che possono verificarsi, alle segnalazioni e la necessaria intransigenza», e sottolinea l'urgenza di «assumere misure sempre più severe per chi abbia esercitato molestie e soprusi».

Lo sportello dell'ateneo

Nell'ateneo, al campus Luigi Einaudi, è attivo da tempo uno sportello antiviolenza e in un anno sono state 138 le donne che hanno contattato le operatrici, anche se non tutti gli episodi segnalati sono avvenuti dentro l'Università. Le segnalazioni arrivano da tutti i dipartimenti della città sabauda ma uno di quelli più sotto le luci dei riflettori risulterebbe Filosofia. Anche all'università La Sapienza Telefono Rosa ha aperto da due anni uno sportello a cui lo scorso anno si sono rivolte oltre 100 donne. «I problemi di violenza - spiega la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Moscatelli - si ripercuotono sull'alimentazione ed abbiamo tante giovani con problemi di anoressia o di bulimia. La violenza è in aumento mentre si abbassa la età di chi subisce violenza». Telefono Rosa lo scorso anno ha ricevuto 8120 telefonate da tutta Italia; 750 donne hanno intrapreso percorsi psicologici gratuiti mentre 875 sono state seguite dalle avvocatesse dell'associazione. Il femminicidio di Giulia Cecchetin ha dato a molte studentesse la forza per denunciare. A Pisa, dopo l'uccisione di Giulia, le studentesse hanno simbolicamente bloccato l'ingresso dell'ateneo, «per simboleggiare la realtà quotidiana di molestie e di violenza con cui dobbiamo scontrarci e che è presente sistematicamente anche all'interno delle università», hanno detto. A Padova, oggi, durante un incontro promosso dalla consulta degli studenti, sono state pronunciate frasi sessiste da parte di docenti e psicologi ed è scattata la protesta. «Gli abusi di potere da parte di chi siede nelle cattedre delle nostre università sono all'ordine del giorno. Ministra Bernini, è ora di investire per rendere le università degli spazi sicuri, non girando più la testa dall'altra parte», afferma Camilla Piredda, coordinatrice dell'Udu. Per Gianna Fracassi Flc Cgil, deve esserci «una forte mobilitazione collettiva delle donne e anche degli uomini che operano nei nostri settori».

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