Thomas Bricca ucciso ad Alatri, la mamma: «Gli rifaccio il letto e prego, ma senza di lui non vivo più»​

La mamma del 19enne ucciso ad Alatri un anno fa per uno scambio di persona: «L’albero di Natale l’ho fatto al cimitero Ci vado ogni giorno per sentirlo vicino»

Thomas Bricca ucciso ad Alatri, la mamma: «Gli rifaccio il letto e prego, ma senza di lui non vivo»
Thomas Bricca ucciso ad Alatri, la mamma: «Gli rifaccio il letto e prego, ma senza di lui non vivo»​
di Giovanni Del Giaccio e Pierfederico Pernarella
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 00:20 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 07:46
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«La sera gli rimbocco le coperte e gli do il bacio della buonanotte. Ogni giorno vado al cimitero per parlare con lui. Non riesco a staccarmi da mio figlio, non voglio. Chi lo ha ucciso merita l’ergastolo e di restare per il resto dei suoi giorni dove si trova ora: in carcere». Federica Sabellico, la mamma di Thomas Bricca, il 19enne ucciso ad Alatri in un agguato per uno scambio di persona, parla standosene stretta nel suo cappotto. Come per proteggersi. È trascorso un anno dall’omicidio del figlio. Per il delitto, nel luglio scorso, sono stati arrestati Roberto e Mattia Toson, padre e figlio. 

Il 30 gennaio sarà un anno dall’omicidio: cosa ricorda di quel giorno?

«Thomas era uscito, io ero immobilizzata a casa perché avevo un piede fratturato.

Ad un certo punto arrivò mio fratello, non disse nulla, ma dagli sguardi capii che era successo qualcosa di grave. Mi raccontarono tutto all’ospedale San Camillo di Roma dove vidi per l’ultima volta mio figlio».

Le era mai capitato di soffermarsi a pensare a tragedie come queste? Ad Alatri, qualche anno prima, era stato ucciso un altro ragazzo, Emanuele Morganti. 

«Sì, una vicenda terribile. Però dal di fuori non ti rendi conto del dolore che può provocare. Le preoccupazioni di una madre sono tante, soprattutto quando i ragazzi escono, magari con l’auto. Hai paura di una malattia, ma non sei pronta a sentire che tuo figlio è stato ucciso. Quando lo hanno detto a me, non volevo crederci e ancora adesso non riesco ad accettarlo».

Qual è stato il momento più difficile in questo anno?

«Tutto è stato difficile, dall’inizio alla fine. Il dolore si trasforma, ma è sempre terrificante. Thomas mi manca tanto. E non potrò mai dimenticare un momento».

Quale?

«Quando i medici mi dissero che non ce l’avrebbe fatta. È stato tremendo».

Come ritrova il senso della vita una madre a cui hanno ucciso un figlio?

«Non lo ritrova, sopravvive a se stessa. Ti senti sola anche in mezzo a tremila persone: ti guardi intorno, cerchi tuo figlio ma lui non c’è. Nella sua stanza, che è rimasta così com’era, ogni sera accendo una candela, gli do il bacio della buonanotte, d’estate metto le coperte leggere, d’inverno il piumone, come se fosse ancora qui. Non riesco a staccarmi da lui e non lo voglio».

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Che Natale è stato senza Thomas?

«Un Natale di preghiera. L’albero l’ho fatto al cimitero dove vado tutti i giorni, è un richiamo, in quel silenzio trovo la giusta pace per pregare e continuare a parlare con lui».

Che idea si è fatta delle due persone accusate di omicidio?

«Sono dei folli pieni di odio». 

Secondo lei hanno avuto dei complici?

«Certo. Sono spariti arma e scooter, non hanno fatto tutto da soli».

Cosa si aspetta dal processo?

«L’ergastolo. Non mi ridarà Thomas, ma mio figlio vuole una giusta giustizia. Si è trattato di un atto criminale, di un’esecuzione, mio figlio non è stato ucciso per sbaglio. Anche se il bersaglio non era lui, l’agguato era stato organizzato nei minimi dettagli, non volevano solo intimidire».

L’omicidio poteva essere evitato secondo lei?

«Certo, lo dice anche il giudice nell’ordinanza. Erano mesi che c’erano episodi violenti e da una settimana le risse avvenivano in pieno centro. La sera prima dell’omicidio una persona era stata buttata giù da un muro di due metri. Perché nessuno venne fermato? Perché nessuno intervenne? Anche con le indagini, stesso discorso».

A cosa si riferisce?

«Al buco nelle indagini nei primi giorni, anche di questo scrive il giudice nell’ordinanza. Che senso ha fare lo Stub dopo 18 giorni? Quando mio figlio era moribondo a Roma, i suoi amici ripetevano solo un nome: Toson. Per fortuna ora il quadro indiziario è chiaro e solido».

Ha letto le carte dell’inchiesta?

«No, non ce la faccio, provo troppo dolore». 

Che sogni aveva Thomas?

«Quelli di un ragazzo, con le sue fragilità, la cosa di lui che amavo di più. Abbracciava tutti. L’amore che ha dato a me da bambino, crescendo lo ha trasmesso agli altri. Ed io, a dire la verità, ero anche un po’ gelosa».
 

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