Un evento scioccante, che ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora presso l'istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari: un infermiere, dopo aver ingerito un thè avvelenato, ha sviluppato una grave disabilità, che gli impedirà di continuare a lavorare. La vittima dell'avvelenamento, definita "infame" da un collega, è attualmente in condizioni gravissime, e ha bisogno di assistenza continua.
Questo episodio si aggiunge ad altre irregolarità scoperte nelle ultime settimane: un altro infermiere con precedenti regolarmente in servizio nonostante fosse ai domiciliari, un reparto da cui i dipendenti rubavano farmaci e anche soldi ai malati. Alla luce di questa situazione incresciosa, è stata avviata un'indagine che ha rivelato un clima intimidatorio all'interno della struttura: minacce in stile mafioso a genitori, compagni o figli di pazienti, traffico di medicinali, visite private in nero e tanto altro.
La vittima dell'avvelenamento, ignara, ha bevuto un thè contenente una sostanza tossica: il capo sala era stato definito «infame» da un collega già nel giugno 2019.