«Vedevo solo macerie, ho subito pensato al peggio», scuote la testa Luigi Chiaretti mentre racconta, ancora sotto choc, quello che ha vissuto nelle prime ore di questa mattina quando, dopo il forte boato, si è reso conto che la palazzina in cui abitava era andata completamente distrutta con suo figlio Simone, di 18 anni, all’interno, sorpreso dall’esplosione mentre dormiva. Accanto a lui c’è la moglie e mamma del ragazzo, Federica, che ha assistito a tutte le fasi dei soccorsi: «È una sensazione che non auguro a nessuno».
IL BOATO
La coppia non era in casa al momento dell’accaduto, ma si trovava a pochi metri, in compagnia di un amico, al bar che si trova praticamente dall’altro lato della strada. «Erano le 7.20, un nostro amico ci ha chiamato per prendere un caffè e probabilmente ci ha salvato la vita», racconta papà Luigi. «Sono stati una serie di eventi - continua a raccontare - a farci trovare fuori casa in quel momento: il barista ha fatto tardi quindi abbiamo aspettato un po’ fuori dal bar, poi ci siamo persi in chiacchiere, questo ci ha salvati».
I SOCCORSI
I tre, aiutati da altre persone accorse sul posto, spostano le macerie per diverso tempo, a mani nude, finché non riescono a liberare il viso del ragazzo. «Ho tirato un sospiro di sollievo, finalmente potevo vederlo, era vivo». A quel punto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno proseguito le operazioni di salvataggio. Ci sono volute più di due ore però per estrarre Simone dalle macerie perché aveva le gambe bloccate dai detriti. «Pensavamo avesse riportato delle fratture o comunque delle lesioni interne per il modo in cui era schiacciato - racconta mamma Federica - invece per fortuna ha solo diverse escoriazioni e un lieve schiacciamento al torace ma sta bene. È un miracolo».
LA DISPERAZIONE
Tanta è la gioia per la famiglia, uscita indenne da quella che poteva essere una tragedia, ma tanta è anche la disperazione per aver perso la propria casa con tutto quello che c’era dentro. «Abbiamo perso tutto, c’è tutta la mia vita lì dentro», spiega Luigi che questa mattina era uscito di casa pensando di dover solo prendere un caffé per poi farvi rientro e non aveva preso neanche il telefono e gli occhiali da vista. «Sono riuscito a recuperare solo il cellulare», conclude, mentre, nella sala d’attesa del pronto soccorso del Policlinico Gemelli tiene in mano una busta con i vestiti portati al figlio che presto verrà dimesso. Accanto a lui e alla moglie c’è il fratello, lo zio di Simone, che nel momento dell’esplosione si trovava ad appena cento metri dal palazzo. «Ho visto il 40enne ferito uscire dalle macerie, aveva diverse ustioni ma l’ho guardato di sfuggita, avevo solo una preoccupazione: scavare per salvare mio nipote».