Crolla palazzina a Canale Monterano, la testimonianza: «Ho scavato a mani nude per tirare fuori mio figlio»

Luigi Chiaretti e la moglie Federica erano al bar: «Abbiamo temuto per Simone, è vivo per miracolo»

Crolla palazzina a Canale Monterano, la testimonianza: «Ho scavato a mani nude per tirare fuori mio figlio»
Crolla palazzina a Canale Monterano, la testimonianza: «Ho scavato a mani nude per tirare fuori mio figlio»
di Federica Pozzi
Sabato 6 Gennaio 2024, 22:37 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 19:56
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«Vedevo solo macerie, ho subito pensato al peggio», scuote la testa Luigi Chiaretti mentre racconta, ancora sotto choc, quello che ha vissuto nelle prime ore di questa mattina quando, dopo il forte boato, si è reso conto che la palazzina in cui abitava era andata completamente distrutta con suo figlio Simone, di 18 anni, all’interno, sorpreso dall’esplosione mentre dormiva. Accanto a lui c’è la moglie e mamma del ragazzo, Federica, che ha assistito a tutte le fasi dei soccorsi: «È una sensazione che non auguro a nessuno». 

Crolla palazzina a Canale Monterano (vicino Roma), l'esplosione forse per alcune bombole di gpl: ragazzo di 18 anni estratto vivo dalle macerie

IL BOATO 
La coppia non era in casa al momento dell’accaduto, ma si trovava a pochi metri, in compagnia di un amico, al bar che si trova praticamente dall’altro lato della strada. «Erano le 7.20, un nostro amico ci ha chiamato per prendere un caffè e probabilmente ci ha salvato la vita», racconta papà Luigi. «Sono stati una serie di eventi - continua a raccontare - a farci trovare fuori casa in quel momento: il barista ha fatto tardi quindi abbiamo aspettato un po’ fuori dal bar, poi ci siamo persi in chiacchiere, questo ci ha salvati».

Un giorno di festa tranquillo, poi, di colpo, un boato. «Erano circa le 8,15, abbiamo sentito una forte esplosione, ha tremato tutto e siamo subito corsi verso casa», raccontano con voce rotta Federica e Luigi, che non avrebbero mai immaginato di trovarsi una scena simile davanti agli occhi. «Era venuto giù tutto, c’erano solo macerie, ho pensato subito al peggio», dice il padre del 18enne che, in un primo momento non riusciva a capire in che punto, tra tutti quei detriti, potesse essere incastrato il figlio. «Volevo scavare il prima possibile ma non riuscivo a capire da dove iniziare, dove potesse essere mio figlio, poi ho girato intorno a quello che rimaneva del palazzo, nel vicolo dove affacciava la finestra di Simone e mi sono accorto che il muro dove si trovava era l’unica cosa rimasta intatta quindi ho iniziato a urlare il suo nome e ho sentito che con voce flebile mi rispondeva allora, insieme a mio fratello e al parroco della chiesa che abbiamo di fronte, siamo riusciti ad individuarlo e abbiamo iniziato a scavare». 

 

I SOCCORSI 
I tre, aiutati da altre persone accorse sul posto, spostano le macerie per diverso tempo, a mani nude, finché non riescono a liberare il viso del ragazzo. «Ho tirato un sospiro di sollievo, finalmente potevo vederlo, era vivo». A quel punto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno proseguito le operazioni di salvataggio. Ci sono volute più di due ore però per estrarre Simone dalle macerie perché aveva le gambe bloccate dai detriti. «Pensavamo avesse riportato delle fratture o comunque delle lesioni interne per il modo in cui era schiacciato - racconta mamma Federica - invece per fortuna ha solo diverse escoriazioni e un lieve schiacciamento al torace ma sta bene. È un miracolo». 

LA DISPERAZIONE
Tanta è la gioia per la famiglia, uscita indenne da quella che poteva essere una tragedia, ma tanta è anche la disperazione per aver perso la propria casa con tutto quello che c’era dentro. «Abbiamo perso tutto, c’è tutta la mia vita lì dentro», spiega Luigi che questa mattina era uscito di casa pensando di dover solo prendere un caffé per poi farvi rientro e non aveva preso neanche il telefono e gli occhiali da vista. «Sono riuscito a recuperare solo il cellulare», conclude, mentre, nella sala d’attesa del pronto soccorso del Policlinico Gemelli tiene in mano una busta con i vestiti portati al figlio che presto verrà dimesso. Accanto a lui e alla moglie c’è il fratello, lo zio di Simone, che nel momento dell’esplosione si trovava ad appena cento metri dal palazzo. «Ho visto il 40enne ferito uscire dalle macerie, aveva diverse ustioni ma l’ho guardato di sfuggita, avevo solo una preoccupazione: scavare per salvare mio nipote». 

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