Camposampiero. Ragazzo morto in moto. Lo strazio del papà: «Ora mi restano solo i ricordi»

Alessandro Barison
Alessandro Barison
di Luca Marin
Domenica 4 Luglio 2021, 12:37 - Ultimo agg. 18:47
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CAMPOSAMPIERO - Sono stati otto giorni di dolore, angoscia e speranza. Otto giorni di attesa per sapere se il fisico di Alessandro ce l’avrebbe fatta, si sarebbe ripreso dopo il terribile incidente di moto. Purtroppo non è stato così. Il diciottenne è spirato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale, dove era ricoverato dalla sera di giovedì 24 giugno, giorno dello schianto in cui è uscito di strada con la sua Ktm 125 facendo un volo di una decina di metri. Stava rientrando dal ristorante-pizzeria “Il Mistero”, locale di famiglia dove aveva iniziato a muovere i primi passi nel mondo della ristorazione. «Sono felice di essergli stato padre per 18 anni, perchè Alessandro mi ha dato tanto», le uniche, strazianti parole che il padre Umberto riesce a pronunciare tra le lacrime.

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IL RITRATTO
La notizia della scomparsa di Alessandro Barison si è diffusa ieri mattina, sabato 3 luglio, a Camposampiero e ha lasciato senza parole i tanti amici e conoscenti del ragazzo che aveva compiuto 18 anni lo scorso 23 maggio. Tranquillo, solare, educato, era il classico bravo ragazzo che tutti i genitori desiderano avere. Aveva frequentato il quarto anno della scuola alberghiera Maffioli a Castelfranco Veneto: dopo un’esperienza in un locale della Castellana si era reso disponibile in famiglia ad aiutare papà Umberto e i nonni paterni nella gestione dello storico ristorante-pizzeria in zona Straelle.

Non un contratto di lavoro in regola: semplicemente se c’era da dare una mano la dava volentieri, tanta era la voglia di imparare presto il mestiere e aiutare il papà nella gestione del locale.

LA DEDIZIONE
Prima dell’incidente che gli è costato la vita, avvenuto sempre a Camposampiero in via Straelle San Pietro, all’altezza del negozio Zecchin, Alessandro anche giovedì sera era stato nel locale di famiglia. Ironia della sorte quella stessa sera il primogenito dei Barison era stato inviato ad una festa di compleanno da amici ma aveva scelto di rimanere al “Mistero”. Alessandro da due anni aveva la moto e fra un mese avrebbe preso la patente dell’auto. I familiari sono choccati e chiusi nel dolore. Il nonno materno Paolo Miozzo non riesce a darsi pace. «Alessandro era davvero un ragazzo puntiglioso e responsabile - racconta disperato - Non abbiamo la minima idea di quello che può essere successo: per aver preso il cordolo del marciapiede o deve essersi sentito male oppure qualcuno o qualcosa deve averlo distratto. Non ci sono parole per commentare questa terribile disgrazia».

IL DOLORE
Papà Umberto e mamma Cristina, assieme ad altri familiari, sono sempre rimasti vicino al figlio in sala d’attesa nel reparto di rianimazione a Padova. Alessandro lascia nel dolore più profondo i genitori, i fratelli più piccoli Giulia di 13 anni e Gianluca di 12 e i tanti familiari e amici, anche della famiglia. Papà Umberto da molti anni gestisce “Il Mistero”, fino a qualche anno fa un locale con disco-music all’aperto ed ora ristorante di lasse. Mamma Cristina Miozzo invece è titolare del rinomato centro estetico “Il fascino di Cristina” in via Garibaldi a Camposampiero, vicino alla casa di famiglia al civico 34. Famiglie storiche e conosciutissime in città.

IL RICORDO
Due le comunità parrocchiali in lutto. Alessandro Barison abitava nella parrocchia di San Pietro, dove domani alle 17 saranno celebrati i funerali, ma frequentava anche la parrocchia di San Marco - qui era stato battezzato dal parroco Bruno Bevilacqua - e faceva parte del gruppo giovani. «Alessandro era una ragazzo molto educato, rispettoso e responsabile. Ci ricordiamo che durante le settimane di camposcuola era sempre il più silenzioso - ricordano gli educatori Alex ed Elena - Le uniche volte che lo abbiamo sentito lamentarsi è perché gli avevamo sequestrato le patatine che teneva nascoste. Quando gli chiedevamo una mano lui non si negava mai e stava al gioco quando si trattava di fare uno scherzo. Noi vogliamo ricordarcelo così: tra un sacchetto di patatine sotto al letto e una risata. Sicuramente resterà per sempre tatuato nei nostri cuori».

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