Napoli, la mattanza continua notte di sangue con due delitti

Napoli, la mattanza continua notte di sangue con due delitti
Lunedì 7 Settembre 2015, 02:54
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Leandro Del Gaudio
Sono saltate tutte le regole - ammesso che ce ne siano mai state -, di sicuro sono saltate tutte le abitudini criminali. Ti possono ammazzare alle otto di sera, quando esci da un negozio o all'alba; quando ti fai l'ultima birra all'esterno del pub sotto casa; o alle sette e trenta in punto - orario da impiegato o da pendolare - oppure rischi di finire ammazzato lì alla cassa di un supermercato, quando decidi di lasciare la tua figlioletta sul carrello, per impedire al balordo di turno di portare via il bottino. E non è finita: muori se fai il meccanico a Forcella e vedi una cosa che non devi vedere; e se vai allo stadio, per la prima di campionato, pure devi stare attento che qualcuno non ti pugnali nel mezzo di una rissa tra tifosi della stessa curva. Eccola Napoli (e il suo hinterland), eccolo il capoluogo partenopeo, visto con il solo mattinale di polizia e carabinieri. Fioccano arresti e sequestri, boss latitanti da decenni in galera, patrimoni aggrediti, condanne, daspo, eppure la storia è sempre quella.
Morti e agguati, omicidi di camorra, crimini predatori, vittime designate e vittime innocenti (espressione banale per dire che il killer ha sbagliato a prendere la mira), ma anche continue, imperterrite, dimostrazioni di forza con raffiche di spari (sessanta sabato notte al rione Traiano), tanto per chiarire le idee agli avversari di turno nella guerra per la conquista di un mezzo marciapiede in cui spacciare hashish e cocaina.
Napoli, estate 2015, tra sabato e domenica scorsi ancora cartoline dall'inferno, a dispetto del lavoro svolto dalla maggioranza dei cittadini. Ponticelli e rione Sanità gli ultimi due teatri di morti ammazzati. Partiamo dalla fine, dall'omicidio del 17enne Gennaro Cesarano (avrebbe compiuto 18anni il prossimo 13 giugno), colpito da due proiettili al petto, al termine di un agguato camorristico: gli agenti della Scientifica hanno trovato davanti alla chiesa di San Vincenzo 18 bossoli di calibro differenti (9per21 e 357 magnum), oltre un'auto con il finestrino fracassato. Scenario di guerra. Gennaro è stato portato al Vecchio Pellegrini ormai deceduto, zero testimonianze sul taccuino degli inquirenti. Chi era l'ultima vittima di camorra in città? E soprattutto: cosa ha scatenato nei suoi confronti un simile volume di fuoco? Tante piste da battere, difficile pensare a un errore di persona - ragionano gli inquirenti - possibile però immaginare questo scenario: miravano al gruppo di Cesarano, probabile che c'è stato un conflitto tra due fazioni, in una delle quali era presente il 17enne. Qualcun altro è riuscito a scappare. Storie di droga, guerra per le piazze di spaccio, tra emergenti di Sanità e Forcella. Noto alle forze di polizia per reati predatori (una tentata rapina e un'ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale), figlio di un personaggio ritenuto contiguo ai Sequino del rione Sanità, Gennaro era in regime di «messa alla prova», un istituto disposto dal giudice minorile per consentire la riabilitazione dei più giovani. E alle cinque del mattino, era lì, in un pub ancora aperto. Che succede in uno dei quartieri più antichi della città? L'agguato (o il conflitto a fuoco) è avvenuto nel pieno della faida scatenata dalla cosiddetta «paranza dei bimbi di Forcella»: c'è un gruppo che fa capo al ventenne Pasquale Sibillo che vive accerchiato da mesi e che si trova in guerra su due fronti differenti. Quali? Contro i Mazzarella del rione Mercato e San Giovanni a Teduccio e contro i Sequino-Esposito della Sanità. Un omicidio, quello del 17enne, probabilmente non collegato con l'agguato del 67enne Pasquale Ceraso, colpito a morte pochi giorni fa alle sette e mezzo del mattino, in dinamiche di violenza non ancora decifrate. Episodi che hanno la stessa matrice, le stesse modalità, ma che riguardano moventi differenti. È la convinzione che ha spinto gli inquirenti in questi giorni a smentire ogni collegamento tra vicende del centro storico e quanto avvenuto domenica scorsa al San Paolo, con la zuffa tra gruppi di tifosi: un accoltellato del rione Sanità, tanta paura nella parte sana del tifo napoletano, immagini di violenza nel pieno di una competizione sportiva. «Nessun collegamento con la faida - si apprestano a smentire le forze dell'ordine - qui sugli spalti la camorra e la faida non c'entrano», insistono. Sì, ma che è successo durante Napoli-Sampdoria? Sembra che una sigla del rione Sanità abbia imposto ad alcuni esponenti dei Mastiffs (borgo Sant'Antonio Abate) di spostarsi di qualche metro. Questione di geometria non di camorra, dunque. C'entra invece la faida nella zona orientale di Napoli, dove sabato notte è stato messo a segno un altro delitto. Ucciso Antonio Simonetti, 30 anni, mentre usciva dal negozio della sorella, in via Camillo De Meis, nel quartiere di Ponticelli. Anche in questo caso, inutile la corsa all'ospedale Villa Betania, Simonetti è arrivato cadavere. Dinamica classica, secondo la ricostruzione della polizia: in sella a uno scooter, due killer in azione, esplosi cinque colpi all'altezza di testa e torace. È l'ultima vittima della faida tra i D'Amico e i De Micco. Storie maledettamente simili, che sembrano scollegate le une dalle altre, ma che hanno lo stesso leit motiv: a sparare e ad essere ammazzati sono sempre più giovani, l'età dei protagonisti si è drammaticamente abbassata. Lo ha spiegato pochi mesi fa il capo dei pm napoletani, il procuratore Giovanni Colangelo, in commissione parlamentare antimafia. Prendiamo Forcella - ha spiegato a Palazzo San Macuto - ne abbiamo arrestato cento in due mesi, ma ad agire sono i nipoti o i figli dei boss finiti in manette. Stessa cartolina a Torre Annunziata (con la terza generazione dei Gionta), o in qualsiasi altro quartiere di Napoli. Quanto basta a spingere il procuratore ad andare anche oltre l'etichetta, a parlare non più alla politica o a chi amministra il territorio, ma a chi può ancora svolgere un ruolo: alle donne, alle madri dei ragazzi che si atteggiano a boss, che aspirano a colmare quei vuoti creati da arresti e condanne. Lo ha fatto venerdì mattina sul Mattino, con un ragionamento fin troppo diretto: «Per i vostri ragazzi, per quelli che fanno i camorristi, c'è solo il cimitero o il carcere, niente altro». Ma l'estate a Napoli non è finita qui, ha tanto ancora da raccontare, proprio in questi giorni di rientro, di ripartenza, quelli di inizio settembre, quando una comunità si riorganizza per la scuola, il lavoro, i progetti di formazione. Siamo al rione Traiano, famigerato spaccato di case popolari incastonato tra i quartieri Soccavo e Fuorigrotta: dieci minuti in sella a uno scooter da Mergellina o dal Vomero, anche trenta minuti a bordo di un autobus. Sono giorni che si spara, le strade sono diventate un poligono, come raccontano le cronache cittadine. Difficile anche fare chiarezza e mettere ordine sugli episodi di cronaca che si rincorrono, che si annullano in una sorta di flipper impazzito: sabato mattina, alle due e trenta, sono stati refertati sessantuno proiettili sull'asfalto. Una sventagliata di mitra, colpi di kalashnikov, poi proiettili di una calibro 9per21, in un far west metropolitano che non si è arrestato nelle ore successive. Teatro del raid di sabato via Tertulliano e via Romolo e Remo, realtà conosciute e raccontate appena un anno fa, proprio di questi tempi. Ricordate l'omicidio di Davide Bifolco? Ricordate l'ennesimo fattaccio di cronaca cittadina? Era minorenne, Davide, era in sella a uno scooter assieme a due amici (giovanissimi e senza casco), quando ingaggiò una corsa con i carabinieri. Non si fermarono all'alt, i tre, ne nacque un inseguimento, poi culminato nell'esplosione accidentale di un proiettile che ha ucciso Davide. Un carabiniere indagato (omicidio colposo), un processo rinviato ad ottobre in un crescendo di tensione. Ma al rione Traiano, le cose non sono migliorate. Ieri ancora spari e raid dimostrativi: diciassette bossoli di kalashnikov sono stati trovati dalla Polizia in un raggio di trenta metri nei pressi della sede Asl, in via Canonico Scherillo, mentre non molto lontano, a Soccavo, in via delle Bucoliche, uno sconosciuto ha scavalcato un muro di cinta e ha esploso decine di colpi di pistola contro un'abitazione nella quale vivono una donna e le due figlie.
Mistero sulle cause, e se ci siano legami con quanto accaduto al Rione Traiano, mistero su moventi e responsabilità in un'estate napoletana segnata - mai come quest'anni - da rigurgiti di violenza e da un clima di terrore creato da gente neanche ventenne.
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