Caso Consip, l'appello di Legnini: «Tra i pm di Roma e Napoli torni la collaborazione»

Caso Consip, l'appello di Legnini: «Tra i pm di Roma e Napoli torni la collaborazione»
Domenica 21 Maggio 2017, 19:22 - Ultimo agg. 21:25
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Procura o polizia giudiziaria responsabili delle fughe di notizie. Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini si dice «d'accordo» col procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che l'altro giorno - alla domanda sulla polemica innescata dopo la pubblicazione delle telefonata tra Matteo Renzi e suo padre - ha risposto: «Quello che posso dire, per esperienza, è che quando c'è una violazione, una fuga di notizie, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c'è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori». Oggi, intervistato da Giovanni Minoli su La7, il vicepresidente del Csm ha concordato con l'analisi del procuratore di Catanzaro: «Ha ragione Gratteri, che è un grande magistrato, ma con cui non sempre sono d'accordo. E le intercettazioni non andavano consegnate ai giornalisti». Sempre a proposito dell'inchiesta Consip e del presunto «complotto» contro l'ex premier Renzi (il quale ieri ha detto che «il tema è capire se negli ultimi mesi un pezzo delle istituzioni ha fabbricato prove false»), Legnini ha spiegato di non poter «anticipare il giudizio che dovrà dare il Csm, nel caso si dimostrasse il coinvolgimento di uno o più magistrati. Quel che è certo - ha aggiunto - è che falsificare un rapporto di polizia giudiziaria è molto grave». In ogni caso, l'auspicio del vicepresidente del Csm è che «rientri al più presto la collaborazione e il coordinamento tra i capi delle procure di Napoli e Roma», titolari dell'inchiesta Consip. La procura di Napoli è attualmente guidata da un reggente.

La nomina del nuovo procuratore da parte del Csm, ha assicurato Legnini, «arriverà a brevissimo». Il comitato di presidenza del Csm sta seguendo con attenzione il caso Consip per valutare se ci sono gli spazi per un proprio intervento. È la vicenda nel suo insieme che viene ritenuta al Csm «molto grave e allarmante»: dalle fughe di notizie, l'ultima delle quali ha riguardato appunto la telefonata tra Matteo Renzi e suo padre, ai falsi che vengono contestati al capitano del Noe Scafarto, fino alle dichiarazioni di questi ai pm romani, che chiamano in causa il pm napoletano Henry John Woodcock.

Ma la difficoltà al momento è individuare in che termini Palazzo dei marescialli può intervenire senza interferire nell'inchiesta delicata della procura di Roma, che sta indagando anche sull'ultima fuga di notizie, e nell'attività di accertamento che sta svolgendo il Pg della Cassazione nell'ambito dell'azione disciplinare avviata nei confronti di Woodcock. Accertamento che - a quanto si è appreso - non si limiterebbe alle dichiarazioni sull'inchiesta del pm riportate da Repubblica. Lo spazio di manovra del Csm è molto limitato. Perché i consiglieri dispongono solo dello strumento del trasferimento d'ufficio per incompatibilità. Una leva che può essere usata però solo in presenza di comportamenti incolpevoli dei magistrati, non dunque quando la loro condotta può configurare un illecito disciplinare e a maggior ragione penale.

Di intercettazioni e fughe di notizie ha parlato oggi anche Beppe Grillo. «La verità - ha detto il leader del M5S, parlando con i giornalisti - è sempre nel mezzo: se c'è un'intercettazione c'è una procedura approntata da un Pm o da un giudice, è giusto.

Io non ho alcun problema ad essere intercettato. Però capisco che ci siano dei problemi ad essere sparati sui giornali». «Dipende caso per caso - ha aggiunto Grillo - e da dove proviene questa roba. Dato che il tramite siete sempre voi giornalisti, c'è da tenere più d'occhio voi che i magistrati».

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