Il Museo civico Gaetano Filangieri: una macchina del tempo napoletana

Le meraviglie del gioiello diretto dal 2018 da Paolo Jorio

La sala Agata Moncada, riaperta nel 2015, fotografata da Serena Spennato
La sala Agata Moncada, riaperta nel 2015, fotografata da Serena Spennato
di Vincenzo Cimmino
Sabato 13 Maggio 2023, 17:45
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Napoli ha, anche, la sua macchina del tempo. Percorrendo via Duomo, non è difficile notare palazzo Como. L’imponente struttura, cara ai napoletani, è conosciuta ai più anche come il “palazzo che cammina”. Questo perché, per modificare alla fine dell’Ottocento via Duomo, il palazzo venne spostato di circa 20 metri dalla sua posizione originaria. Il palazzo ospita dal 1888, per volere di Gaetano Filangieri, il Museo civico Gaetano Filangieri, diretto dal 2018 da Paolo Jorio.

Risparmiato dalla furia della guerra, sorte non condivisa da tutte le sue collezioni, dopo il secondo conflitto mondiale il Filangieri venne riaperto al pubblico nel 1948 grazie a delle donazioni da parte di privati. Rimasto aperto fino al 1999, venne chiuso per dei lavori di restauro che durarono fino al 2012. In quella data venne riaperta la sala Carlo Filangieri, padre di Gaetano. Tre anni dopo, nel 2015, è stata infine riaperta l’altra sala, la Agata Moncada, dedicata alla memoria della madre del Filangieri fondatore del museo.

Attualmente, il museo vanta molteplici collezioni dal grande valore storico e artistico: sono presenti una ricca collezione di armi e armature europee ed extraeuropee, una bella collezione di dipinti con tavole che vanno dalla fine del Quattrocento all’Ottocento, una importante collezione di porcellane e maioliche, una eccezionale collezione numismatica, la Bovi-Mastroianni, una biblioteca ricca di circa 10000 volumi antichi e l’archivio della antichissima e nobilissima famiglia Filangieri, con pergamene che sono databili fino ai secoli XI e XII.

«Il museo come lo vediamo adesso è stato riaperto nel 2012, dopo una chiusura più che decennale dovuta a diverse problematiche, tra le quali la mancata erogazione dei fondi da parte del comune e un grave furto ai danni delle collezioni. – così spiega Luca Manzo, profondo conoscitore del museo ed esperto delle sue collezioni – Siamo riusciti a riaprire nel 2012 la sala Carlo Filangieri grazie a un primo finanziamento della regione, al quale poi ne ha fatto seguito uno nuovo che ha permesso nel 2015 la riapertura della sala Agata. È un museo molto importante per la storia di Napoli e già nel nome porta il suo destino: è un museo civico, perché il Filangieri lo ha donato alla città e con i propri fondi sistemò le proprie collezioni a palazzo Como per la cittadinanza.

Questo museo, nonostante nascesse da una raccolta privata e con fondi privati, svolge da sempre la sua funzione di museo della città, per la città».

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Il museo, negli ultimi anni, propone sempre nuove iniziative arricchendo il suo calendario di eventi. Tra pochi giorni riprenderanno le sessioni di Yoga previste per il mese di maggio e, inoltre, frequenti sono le cacce al tesoro per i bambini. Cacce che vogliono far scoprire ai più piccoli i meravigliosi oggetti esposti nelle sale e, così facendo, avvicinare loro e i genitori a questa realtà museale.

Certo i progetti non finiscono qui. «Per il futuro, sono previste due progetti più importanti che vedranno la luce sicuramente entro la fine dell’anno. Il primo – continua Manzo – è una mostra relativa ai pezzi, le porcellane in particolare, che sono andati bruciati nell’incendio di una villa a San Paolo Bel Sito, nel 1943. Questi “rottami”, conservati nei cantinati del museo, possono essere recuperati grazie alle più moderne tecnologie e in questo senso è fondamentale la convenzione che abbiamo con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, grazie alla quale già dall’anno scorso e fino almeno al prossimo anno, potranno essere restaurati molti pezzi».

Alcune delle collezioni, infatti, non uscirono indenni dalla Seconda guerra mondiale. In particolare, i pezzi custoditi – con altri documenti e oggetti importantissimi anche dell’Archivio di Stato di Napoli – in una villa, la Montesano, a San Paolo Bel Sito. Il 30 settembre 1943 la villa venne data in pasto alle fiamme da una squadra di guastatori tedeschi. Insieme alle porcellane, Napoli rimase orfana anche dei documenti più antichi e preziosi dell’Archivio di Stato. Fu solo grazie al lavoro di Riccardo Filangieri di Candida Gonzaga, direttore di entrambi gli istituti, se oggi abbiamo in parte recuperato i Registri della Cancelleria angioina.

«Altro progetto è quello di fare una mostra per esporre la collezione di monete Bovi-Mastroianni – collezione che si compone di 3280 monete raccolte da Giovanni Bovi e donate dalla moglie Luisa Mastroianni al Filangieri –, ma è un lavoro molto complicato! Quella collezione non viene più esposta dal 2000, ben 23 anni! Il vecchio allestimento utilizzato per l’esposizione nella chiesa di S. Severo al Pendino è oramai stato alienato, non è più materialmente utilizzabile. Noi abbiamo l’intenzione di fare una esposizione fissa, ma purtroppo è molto difficile: gli spazi sono purtroppo limitati e si pensa di fare una prima mostra generale, nell’attesa degli spazi».

Infine, per quanto riguarda i progetti, c’è anche l’organizzazione di una importante collezione di vasi di interesse archeologico. Proprio in questi giorni, infatti, si è concluso l’iter della donazione al Filangieri da parte di un benemerito napoletano. Anche in questo caso, però, il problema principale è quello della mancanza di spazi, questione più che spinosa per la città di Napoli.

«Noi siamo limitrofi alla chiesa di S. Severo al Pendino – dichiara Manzo – e da più di quaranta anni c’è il progetto di unire parte della struttura con il museo: uscendo da un nostro balconcino ci si trova proprio adiacenti a due piani della chiesa che sono completamente inaccessibili per la chiesa stessa. Sappiamo di questa inaccessibilità perché quando restaurarono S. Severo al Pendino, non collegarono i piani della struttura costruendo una scala esterna. Col comune negli ultimi anni c’è stato un progressivo avvicinamento grazie al lavoro svolto con i diversi assessori: ovviamente, le amministrazioni sono cambiate, ma siamo sicuri di poter trovare un punto di incontro anche con quella dell’attuale sindaco Manfredi».

Per il museo Filangieri sono previsti altri lavori, grazie a dei fondi stanziati nel 2017 e al momento fermi, che porteranno ad una migliore climatizzazione degli ambienti, ad un ascensore interno, a un bagno per disabili e sempre grazie ai quali, «qualora dovessimo avere il beneplacito del comune per l’uso di queste sale a noi confinanti – conclude Manzo – ma completamente inaccessibili, si potrebbe fare un collegamento diretto con questi locali e allargare così gli spazi in uso ed esporre in via permanente la collezione numismatica e alcuni fondi librari incentrati, in particolar modo, sulla storia dell’arte. Certo, sarebbe bello usare quegli spazi anche per creare un’ambiente più raccolto per tutti gli studiosi che vengono qui a fare ricerca». Molti, infatti, sono anche gli studenti universitari che scelgono di rendere oggetto della propria tesi di laurea qualche reperto conservato nel museo.

Il museo, oggi, vive non solo grazie ai visitatori, l'anno scorso ha registrato circa 10000 ingressi, ma anche grazie agli eventi che è possibile organizzare all’interno delle sale: eventi che devono sempre essere, ovviamente, compatibili con la struttura, con le collezioni.

Napoli, quindi, può vantare questo meraviglio Museo, fatto da importantissime collezioni e composto da collaboratori e dirigenti che condividono appieno lo spirito col quale il Filangieri decise di donare alla città i suoi tesori. Museo che, peraltro, collega direttamente Napoli agli Stati Uniti d’America: sono infatti conservate nell’archivio privato del principe delle lettere che Gaetano Filangieri – nonno del Gaetano fondatore del museo – arrivò a scambiare con Benjamin Franklin, uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti e protagonista della Rivoluzione Americana. Una macchina del tempo che, quindi, collega Napoli, ancora una volta, agli Stati Uniti.

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