Elodie disegnata da Manara al Comicon: «Il corpo nudo? Non è peccato»

La cantante ritratta dal grande disegnatore

Elodie, Milo Manara e Valeria Parrella al Comicon
Elodie, Milo Manara e Valeria Parrella al Comicon
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Sabato 27 Aprile 2024, 06:54 - Ultimo agg. 15:30
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Nel disegno di Milo Manara usato per la copertina di «Red light» Elodie è nuda, come mamma l’ha fatta. Al teatro Mediterraneo, star della seconda giornata napoletana di «Comicon», Elodie arriva in giacca e pantaloni, la scollatura è generosa, ma spesso la nasconde per non distrarre dall’argomento del suo incontro con il maestro del fumetto. Stimolati da Valeria Parrella la strana, ma non troppo, coppia, parla di erotismo, sessualità, diritto alla nudità senza nemmeno una battuta fuori posto, un’allusione, un doppio senso. E la sala, gremita, applaude i passaggi in cui, l’una e l’altro chiedono diritti e libertà anche sul fronte della sessualità.

Elo, conoscevi i fumetti di Manara prima di farti ritrarre per il tuo club tape?

«Sì, mio padre era un suo collezionista, ma poi nascondeva tutto, non pensava dovessero finire nelle mani di una ragazzina.

Ma io, curiosa del sesso, del corpo e del mondo, li trovavo puntualmente: ho imparato molto da quelle letture».

Leggevi molti fumetti?

«No, preferivo e preferisco le immagini in movimento, i film. Giusto qualche “Topolino” e qualche cosa adolescenziale. Ricordo che comprai il numero 1 delle Winx».

Quest’anno festeggiano qui al Comicon i 20 anni.

«Peccato averlo perso quel numero allora. Ma anche con loro il cerchio è completo: essere disegnata da Milo è stato un onore, qui a Napoli incrocio le strade delle fatine teenager e del maestro del fumetto erotico».

 

A proposito di Napoli: sei una delle ospiti del prossimo disco di D’Alessio, con lui ed Ernia rileggi «Io vorrei».

«Con Gigi e con la sua città mi trovo sempre a mio agio. E, non vorrei ripetermi, anche qui viene a galla la mia giovinezza, gli ascolti, gli incontri, la mia Napoli».

Manara, com’è stato disegnare Elodie, forse la più desiderata dagli italiani?

«Sorprendente. Quando ci siamo conosciuti ho capito che poteva nascere una bella intesa, poi lei mi ha mandato una galleria fotografica da cui scegliere. Temevo che di fronte al nudo si sarebbe ritratta, ma ne è stata felice».

Nessuna paura di moralisti e leoni da tastiera, Elodie?

«No, io sono il mio corpo, non me ne vergogno, e, da atea, non battezzata, non credo ci sia altro dopo, altrove».

Torniamo a lei, Milo, al suo nudo di donna con pugno chiuso.

«Quel pugno è il simbolo della fierezza, della sua sfida. Non copre quello che non serviva coprire, anche perché lei era di profilo e non si sarebbe visto chissà che, e poi, che c’è da vedere? Sappiamo tutti come siamo fatti».

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D’accordo Elo?

«Ma certo: un corpo nudo non è peccato».

Ma i disegni di Manara sono accusati di maschilismo. Come ribatte maestro?

«Se ci sono scorie machiste nel mio tratto di maschio etero mi pento e mi dolgo. Ma sono cresciuto in una famiglia di quattro uomini e quattro donne, genitori compresi. Con mia madre, maestra, che portava più soldi a casa di mio padre. Non ho mai, nemmeno per un secondo, messo donne e uomini su un livello che non fosse di parità, anche perché altrimenti chi le sentiva le mie sorelle? Disegno corpi nudi come in un gioco».

E «Il gioco» è l titolo di un suo successo straordinario. D’accordo anche qui, Elo?

«Ma certo. Dove c’è gioco e rispetto si può osare. Dove non c’è rispetto non può esserci nemmeno gioco. Non mi piacciono i pregiudizi, i moralismi, le lezioni di chi vorrebbe spiegarci cosa possiamo e cosa non possiamo fare a letto».

In sintonia, Milo?

«Queste parole sono miele per le mie orecchie. Se Elodie, ma anche Parrella, dicono di aver fatto tesoro dei miei disegni...».

Cosa c’è nel futuro di Elodie?

«Musica, il rispetto del mio corpo, l’impegno di ambasciatrice per Save The Children: ho iniziato nel mio quartiere romano, il Quartaccio, vorrei andare oltre. L’educazione, lo studio sono armi preziose, a me tutto questo è mancato».

Cosa c’è nel futuro di Manara?

«Dopo il secondo volume di “Nel nome della rosa”, vorrei davvero affrontare “America” di Kafka. Ma la lancetta dell’orologio scorre, vado per gli 80 anni, chissà se... E, poi, è difficile trovare l’America/terra del futuro da disegnare, ho chiesto a Frank Miller se potevo prendere in prestito la sua, quella di “Sin city”. Lui me l’ha concessa così... ora sto realizzando anche una storia di “Sin city”».

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