Indiscussi protagonisti alla Mostra d’Oltremare della ventiquattresima edizione di «Comico» che chiuderà oggi con l’inevitabile record di presenze, sono i cosplayer con i loro travestimenti, ispirati ai personaggi di saghe, videogiochi e serie tv colorano la quattro giorni. Ieri si è consumato il concorso ufficiale e l’incontro con i finalisti permette di conoscere da vicino questo mondo variopinto e serissimo, giocoso e a tratti dispendioso. C’è chi in quel costume si nasconde, chi lo fa per divertimento, chi sotto quelle mentite spoglie riesce ad esprimere un carattere ed una sessualità altrimenti nascosta o repressa.
I costumi possono costare da poche centinaia sino a 10.000 euro, per prepararli ci possono volere anche sei mesi: un protocollo non scritto ma comunemente accettato prescrive che il vero cosplayer non acquisti ma realizzi da solo il proprio vestito, cosa che ne fa a tutti gli effetti un cosmaker, ed è questa categoria a essere ammessa alla competizione.
I candidati, che da centinaia si sono ridotti a 13 nella finalissima, inviano un rigoroso dossier di costruzione del travestimento nelle settimane prima del salone della cultura pop. Una giuria di esperti valuta il progetto, la sua filologia e la precisione dei dettagli, prima ancora che la fantasia delle fogge.
Insomma è un mondo adulto e si lavora, e si sbaglia per dirla con Paolo Conte, da professionisti: «Giro il mondo con la mia passione; mi chiamano continuamente nei festival del fumetto», dice la francese Sonia Grillet che veste un costume ispirato alla serie «Shadowhearth» ed è in giuria con Nicholas Stylouz, svizzero, e la veneta Sara, che non rivela il cognome ma solo il nick, Misskuruta.
Tra i partecipanti si scopre un’umanità varia per età, provenienza e mestiere: al cosmaking possono darsi tanto costumisti di cinema e teatro quanto impiegati con il pallino per manga, anime e videogame. Come il romano Matteo Pigliucci, 41 anni, vestito come il Nergigante del videogioco «Monster hunter»: «Ho dedicato mesi alla creazione dell’abito bruciati nel minuto e mezzo a disposizione per l’esibizione», racconta.
Mentre Elisa Berti, veneta, 25 anni, della sua passione ha fatto un lavoro: «Sono partita come semplice appassionata, ora realizzo costumi ed effetti speciali per cinema e serie». Vestita da Karlach, personaggio del gioco «Baldur’s gate 3», ha una protesi retroilluminata e si è specializzata in maschere animatroniche, tanto che l’hanno chiamata a lavorare al film italiano «Classic horror story» prodotto dalla Colorado e in Sudafrica alla serie «1923», agli ordini del celebre capoeffettista Clinton Smith.
Se i mondi della fantasia e le realtà aumentate la fanno da padrone, un ruolo da protagonista, al «Comicon», lo recitano ancora i prodotti analogici e i supporti classici. Giochi da tavola, albi, gadget, pupazzi e tantissime tra card e figurine, come mostra l’affluenza all’evento «Europei di calcio e figurine collezionabili: passioni tutte italiane?» con l’ex calciatore e commentatore tv Lele Adani e il gamer Federico «Mikeshowsha» Betti: «Tutto ciò che avvicina i ragazzi al calcio, inteso come sistema di valori e passione e non di corruzione e commercio, ben venga.
Il settore delle carte poi, secondo i dati forniti da Assogiocatori, è in crescita esponenziale ed è quello che dopo la pandemia guida il settore dell’enterteinement, con cifre che lo hanno spostato da una filiera di nicchia al mainstream: sono più di mezzo milione i collezionisti dei vari «Magic» e «Yu-Gi-Oh!».
Tornando ai generi tradizionali oggi, per la giornata di chiusura, i riflettori sono puntati sull’anteprima del film «Falla girare»”, diretto e interpretato da Giampaolo Morelli. Con l’attore napoletano alle 17 all’auditorium del teatro Mediterraneo ci sono anche gli altri interpreti, tra cui Ciro Priello, Fabio Balsamo, Giovanni Esposito, Desirée Popper, Valeria Angione e Gianfranco Gallo.