Napoli, degrado, spaccio e risse: il Vasto è un girone dell'inferno

Napoli, degrado, spaccio e risse: il Vasto è un girone dell'inferno
di Giovanni Chianelli, Giovanni Rinaldi
Sabato 4 Agosto 2018, 08:41 - Ultimo agg. 18:32
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Il degrado, le risse, lo spaccio e la paura dei residenti da un lato e la manifestazione di solidarietà di oltre di mille persone per Cissè Elhadji Diebel dall'altro. Due facce della stessa medaglia per un quartiere diventato ormai un girone dell'inferno e per il quale ogni giorno ci si ritrova a raccontare episodi sempre più gravi. «Sono mesi che manifestiamo, urliamo la nostra paura a sindaco, questore e prefetto, sapevamo che sarebbe successo e sappiamo che prima o poi ci scapperà anche il morto. Solo allora, forse, interverranno» è la preoccupazione di Adelaide Dario, che parla con voce quasi rassegnata, preoccupata ma per nulla meravigliata dell'agguato a Cissè.
 



L'INFERNO
Il Vasto è racchiuso in un quadrilatero di strade che rappresentano ormai un baratro per chi ci vive o per chi ha la sventura di entrarci. Corso Novara, via Firenze, via Venezia e via Milano, un quartiere nel quartiere dove l'ordinario è scomparso, dove la normalità di una giornata senza risse, di una notte senza sirene, sembra appartenere ad un passato che non tornerà più. Extracomunitari che vagano per strada senza una meta, ricettazione e spaccio all'ingrosso, mercato delle pezze che va avanti per ore e ore, pestaggi e sangue che sporca le strade, senza dimenticare una buona dose di prostituzione anche minorile che porta Napoli in vetta alle classifiche europee dello squallore. Un mix di Sodoma e Gomorra tollerato dalle istituzioni per anni, ma che ora ha creato una bomba sociale che già inizia a scoppiare.
 


I RESIDENTI
«Non faccio più affacciare le mie figlie dal balcone - confessa Genny Sole, giovane padre che con la sua famiglia vive tra via Milano e via Venezia, l'incrocio del terrore - la paura di essere aggrediti, di alzare lo sguardo e vedere qualcosa di troppo, ormai non ci lascia più. Siamo sempre stati accoglienti, ma tollerare minimarket abusivi, spaccio alla luce del sole, risse quotidiane è davvero inaccettabile. Bisogna controllare i permessi dei locali e i contratti di affitto di questi extracomunitari dediti alla delinquenza». Non lontano dalle macchie di sangue di Cissè, lasciate a terra tra due auto parcheggiate, la farmacia dove un dipendente venne aggredito poche settimane fa da un extracomunitario che vendeva pezze davanti al suo negozio. Trema al solo ricordo un'altra farmacista, Cherubina Di Giacomo, che affaccia all'angolo tra via Alessandro Poerio e piazza Garibaldi: «Fino a qualche anno fa non era così, quando chiudevo non avevo paura, ora tremo - confessa - Il senso di insicurezza è alle stelle. Se rispondiamo rischiamo grosso, non è possibile vivere e lavorare con questo stato di angoscia perenne. Per non parlare della sporcizia e dei rischi igienici che corriamo». Poi ogni week end arriva il coprifuoco tra Vasto e Porta Nolana. I controlli sono inesistenti e il degrado si appropria anche di aree di solito risparmiate. «Non possiamo uscire di casa, si mettono nei palazzi, fanno i loro bisogni e se parliamo ci sputano anche addosso. Siamo esasperati e disperati» chiede aiuto Adele Mazzella, mentre guarda dal suo balcone una piazza moribonda.

 

IN MARCIA
In questo scenario si è tenuto alle 17 il presidio di solidarietà a Cissè. Sono arrivati in molti, nonostante il periodo e il meteo. Il corteo si è mosso alla volta della zona in cui è stato colpito il giovane africano per poi ritornare in piazza e continuare verso la prefettura, lo slogan: «Siamo napoletani, rispettateci». Tutto si è svolto pacificamente e senza particolari disagi per la circolazione. In serata si è tenuto un incontro tra rappresentanti dell'associazione senegalese e il prefetto Carmela Pagano per discutere un piano di intervento sulla vivibilità della zona Vasto.
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