Napoli, la stazione della metropolitana
negata ai disabili

Stazione della metropolitana piazza Leopardi
Stazione della metropolitana piazza Leopardi
di Gennaro Pelliccia
Venerdì 8 Luglio 2016, 20:30
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Napoli, stazione della metropolitana in via Giulio Cesare a Fuorigrotta, nome «Leopardi». Chissa se il poeta di Recanati, vissuto anche a Napoli, dov'è custodita la sua tomba, ce l’avrebbe mai fatta, con il suo fisico esile e gracile, a scendere e soprattutto a risalire la ripidissima rampa di scale che collega una complicata fermata della metro con via Giulio Cesare. La «fermata negata», così la definiscono i viaggiatori e coloro che utilizzano la rete ferroviaria cittadina e mai definizione fu più appropriata: non esiste una scala mobile, un ascensore, una rampa per passeggini, carrozzine o un semplice carrellino della spesa. Nulla di tutto questo.

«La situazione è insostenibile - commentano alcuni passeggeri - una volta scesi dal treno siamo costretti a percorrere questa scala con i suoi infiniti gradini. Una fatica enorme per chi sta bene in salute, figuriamoci  per i più anziani o per coloro affetti da patologie con ridotte attività motorie o respiratorie».

Giovanni, l’edicolante che staziona proprio all’ingresso, spiega: «Sono quattordici anni che sono qui e la situazione è sempre stata com’è adesso. Il paradosso è che un diversamente abile, per la mancanza di infrastrutture di accoglienza e di pedane mobili, non può scendere a piazza Leopardi, deve proseguire  il suo viaggio fino alla fermata successiva, Campi Flegrei. Qui, tra notevoli altre difficoltà, riesce ad arrivare a piazzale Tecchio. Un paio di mesi fa venne una dirigente dell’Anm a fare un sopralluogo e assicurò che a settembre sarebbero partiti i lavori per l’ammodernamento e la messa a norma della struttura, speriamo bene. Poi c’è il problema dei “portoghesi” - continua - quelli che non pagano il biglietto o che lo comprano ma non lo obliterano. Io vendo in media 500 biglietti al giorno contro un flusso di viaggiatori in transito da questa stazione di quasi quattro volte superiore: purtroppo i controlli sono inesistenti. Una perdita consistente, pari al 75%, per l’azienda di trasporto che dovrebbe far riflettere coloro che la gestiscono», conclude.

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