«Le tendopoli no. Questa è la Campania, siamo in Italia, non in Africa». Il diktat ai prefetti di Mario Morcone, assessore alla Sicurezza della giunta De Luca ed ex capo dipartimento del ministero dell’Interno per le libertà civili e l’immigrazione - in pratica tra le massime autorità in materia - non ammette repliche. Sul tavolo, secondo Morcone, c’è una non-emergenza: «Si sta facendo un rumore esagerato intorno a una situazione che è certo difficile e impegnativa, ma che siamo in grado di gestire con serietà e rispetto per le persone. Nel 2015 qui abbiamo accolto 152mila migranti, l’anno successivo 182mila. I numeri di oggi non ci possono mettere in crisi».
In Campania dunque, secondo le prime indicazioni emerse nella riunione che si è svolta ieri tra i prefetti delle cinque province, i nuovi centri di permanenza per i migranti da rimpatriare, previsti dal decreto varato ieri dal governo in luoghi “a bassissima densità abitativa”, saranno realizzati all’interno di edifici inutilizzati che siano più o meno disponibili; Napoli e la sua sterminata provincia dovrebbero essere escluse da questo piano - territori semideserti sono introvabili - ma non da quello che riguarda la distribuzione sul territorio nazionale dei migranti sbarcati negli ultimi giorni a Lampedusa. Alla Campania ne toccano circa 500: dopo una prima accoglienza e i controlli sanitari all’hub dell’Ospedale del Mare, in 120 resteranno tra Napoli e provincia, 60 andranno a Salerno, altrettanti a Caserta, gli altri distribuiti tra Avellino e Benevento.
A conti fatti la macchina dell’accoglienza, in Campania, appare sufficientemente rodata. «Ottimale, grazie allo spirito di collaborazione di tutte le parti coinvolte e a un lavoro condiviso e congiunto», l’ha definita a fine agosto il prefetto di Napoli Claudio Palomba quando a bordo della Ocean Viking sono arrivate nel porto partenopeo 254 persone.
Il buon funzionamento dei Cas ha sostanzialmente azzerato, nel tempo, le proteste dei residenti preoccupati di avere a che fare con “vicini di casa” poco raccomandabili, se non addirittura delinquenti. Gente che ciondolava, senza nulla da fare, nei giardinetti frequentati dai bambini, o che insoddisfatta dei pochi spiccioli garantiti quotidianamente dallo Stato finiva per alimentare l’esercito degli scippatori, dei ladri di biciclette scooter o telefonini. È accaduto qualche anno fa in particolare a Calvizzano. Oggi nel grosso centro alle porte di Napoli, come a Marano, Mugnano, a Quarto nessuno si lamenta più. «Non, almeno degli immigrati ospitati nelle strutture ufficiali - spiega Morcone - che anzi hanno cominciato in molti casi a integrarsi con le comunità. Il vero nodo è quello che riguarda le migliaia di clandestini, in perenne attesa del permesso di soggiorno, senza documenti e senza un tetto decente sulla testa, che finiscono dritti nelle braccia della criminalità».
Per questo l’ex responsabile delle politiche nazionali per l’immigrazione boccia senza appello la linea del governo. «Agitando lo spettro della detenzione in attesa di rimpatrio si favorisce la clandestinità. Nel caos gli irregolari cresceranno, li perderemo di vista, si alimenterà il pregiudizio nei loro confronti. Lo abbiamo già visto all’epoca dei decreti Salvini. La vita, la dignità, i diritti delle persone non possono essere strumento di battaglie elettorali», s’infervora Morcone, preconizzando per il decreto un difficile cammino sul crinale della legittimità costituzionale.
Meglio, allora, concentrarsi sulle buone pratiche che giorno dopo giorno dimostrano che i flussi migratori non sono un problema ma un’opportunità. «Una grande risorsa - sottolinea Morcone - alla quale in modo insensato si intende rinunciare. Pensiamo solo ai minori non accompagnati: giovanissimi da far crescere, da far studiare, da inserire nelle tante realtà produttive che di persone giovani hanno un bisogno estremo. Di recente abbiamo concluso un corso di formazione con la Scabec per un gruppo di questi giovani che lavoreranno nei servizi dei beni culturali». È solo un esempio. Nei piccoli centri del Cilento e della provincia di Avellino giovani famiglie di immigrati stanno pian piano contribuendo a dare un freno allo spopolamento. A Morcone, nel Beneventano, 96 immigrati sistemati nell’ex carcere stanno studiando l’italiano mentre la Regione, per togliere spazio e potere ai “caporali”, ha finanziato mezzi di trasporto per i migranti del Casertano che si spostano per lavoro.