Calunnie contro Pisani, condannato il boss Lo Russo

Calunnie contro Pisani, condannato il boss Lo Russo
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 2 Marzo 2016, 10:00
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Tre anni e sei mesi. È la pena alla quale Salvatore Lo Russo - l'ex boss del clan dei «Capitoni» di Miano, da anni collaboratore di giustizia - imputato per calunnia nei confronti dell'ex capo della Squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani è stato condannato ieri dal giudice monocratico del Tribunale di Benevento. Il verdetto è giunto alle 17,30, dopo oltre tre ore di camera di consiglio. Lo Russo - detenuto il località protetta - ha rinunciato a presenziare in videoconferenza; in aula c'era invece il neo-questore (Pisani da qualche giorno ha ottenuto il decreto ministeriale che gli conferisce le fuinzioni superiori), affiancato dal difensore Vanni Cerino.Si chiude così un lungo e doloroso capitolo giudiziario. Quello che Lo Russo aveva aperto sostenendo di avere versato soldi all'ex numero uno della Mobile di Napoli per ottenere in cambio presunti favori e privilegi. Un'accusa infamante per un uomo dello Stato, che a Pisani costò anche un'ordinanza di custodia cautelare il 30 giugno del 2011.

Alle accuse lanciate da Lo Russo Pisani rispose presentando una querela basata fondamentalmente su due punti. Il denaro - 160mila euro, stando a quanto dichiarato dal pentito - sarebbe stato consegnato in più tranche al poliziotto; parte di esso - sempre stando a Lo Russo - sarebbe stato utilizzato da Pisani per ristrutturare un immobile di propietà al Vomero. L'ex boss aveva poi affermato che i soldi venivano corrisposti in cambio di una «protezione» per lui e per gli affiliati al suo clan. Insomma secondo l'accusa dei pm della Direzione distrettuale antimafia Pisani avrebbe coperto le attività della cosca di Miano ottenendo dal boss anche dichiarazioni confidenziali che avrebbero consentito di mettere a segno importanti risultati investigativi.Tutto falso, è quello che emerge alla luce della sentenza del giudice monocratico di Benevento Pezza. Va aggiunto che la Procura del capoluogo sannita aveva chiesto per Lo Russo una condanna ancora più dura: quattro anni. La vicenda risale al luglio del 2011 quando Pisani, venuto a conoscenza di alcune dichiarazioni rese da Salvatore Lo Russo in relazione alle presunte dazioni di denaro, sporge nei confronti del collaboratore di giustizia una denuncia per calunnia. In quei verbali Lo Russo aveva detto di aver versato tra il 2005 e il 2007 circa 160mila euro e beneficio dell'ex capo della Mobile, in cambio dei trattamenti di favore.

Tutto falso, secondo i pubblici ministeri.
A quel punto gli atti vengono trasmessi per competenza territoriale alla Procura di Ariano Irpino, dal momento che Salvatore Lo Russo si trovava detenuto nel carcere del comune della provincia di Avellino. L'avvocato Cerino chiede a quel punto alla Procura di Ariano di ascoltare dirigenti, funzionari, ispettori di polizia e anche alcuni magistrati, depositando memorie in relazione alla lunga serie di indagini svolte dalla Mobile napoletana (sotto la direzione dello stesso Pisani) proprio nei confronti del clan Lo Russo. Di qui, secondo la difesa di Pisani, la natura «chiaramente ritorsiva» delle dichiarazioni dell'ex boss. La Procura di Ariano decide così di procedere contro Lo Russo per calunnia; la Dda richiede il fascicolo in visione e decide di trattenerlo a Napoli. Nel giugno 2013 la procura generale stabilisce che il giudice competente a procedere sul reato di calunnia è Ariano Irpino e non Napoli. Ieri l'ultimo atto.
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