Napoli, sponsor per Palazzo Carafa
tornerà a splendere il portale

Napoli, sponsor per Palazzo Carafa tornerà a splendere il portale
di Davide Cerbone
Mercoledì 15 Febbraio 2017, 09:37
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Quando si apre, rivelando l'ampio cortile, sembra una grande finestra spalancata sul ventre brulicante della città antica. Palazzo Diomede Carafa affaccia da oltre cinquecento anni su via San Biagio dei Librai. Ma è un tesoro che nell'ombroso reticolo dei vicoli quasi scompare. Sarà per questo che, nel buio di un imperdonabile oblio, qualcuno ha deciso di accendere una luce su quell'edificio fondato nel XV secolo su una preesistente costruzione medievale. A promuovere il restauro dell'imponente portone ligneo del 1460 sul quale sono intagliati in dodici formelle gli stemmi della famiglia Carafa (tra questi, lo scudo a righe e la stadera, la bilancia simbolo di giustizia) è l'Associazione Dimore Storiche Italiane, impegnata nella conservazione di una memoria tangibile. «Napoli, com'è noto, possiede un gran numero di antichi battenti, ma questo è uno dei più importanti», ricorda Marina Colonna, presidente della sezione campana dell'associazione. «Ci siamo attivati per reperire i finanziamenti e abbiamo trovato la disponibilità di Ferrarelle, famigliarmente legata alle nostre attività, e della Cappella Sansevero, oltre che del condominio del palazzo stesso». racconta la presidente. L'accurato progetto di restauro del valore di 40mila euro, affidato alla Dafne Restauri (che si è avvalsa degli architetti Aldo Benvenuto e Sotirios Papadimitriou, nonché di laboratori accreditati presso il Ministero dei Beni culturali per le analisi specifiche sul manufatto), è già pronto. Eppure il nobile intento deve scontrarsi con l'indecisione dei piccoli proprietari e le cautele della Soprintendenza. «Proprio la Soprintendenza archivistica occupa un appartamento storico di mille metri quadri al primo piano di Palazzo Carafa - dice Colonna -. Il cinquanta per cento di questi lavori dovrebbe finanziarli il Ministero, invece li doniamo noi. Dovrebbero soltanto ringraziarci. Così come i proprietari, che hanno in consegna un bene dal valore inestimabile. Invece qualcuno fa ostruzionismo».


Ma Francesco D'Agostino, amministratore del condominio di via San Biagio Librai 121, assicura che i tempi sono maturi per una fumata bianca: «Stiamo facendo gli ultimi passaggi: a inizio marzo terremo la riunione di condominio decisiva». L'ultima parola spetterà poi alla Soprintendenza. «Aspetta di ricevere il progetto siglato dai condomini, speriamo di poter cominciare all'inizio della primavera, così da terminare il restauro entro Natale», auspica Marina Colonna. Ma subito dopo precisa: «L'idea di portare via da Palazzo Carafa quel portone dopo il restauro è folle. Se deve essere questo il suo destino, meglio che caschi a pezzi. Quelle due porte si aprono da oltre cinquecento anni su via San Biagio dei Librai, sono nate per quel palazzo. Sradicarle significherebbe tradire la sua storia. Peraltro, i depositi dei nostri musei sono pieni di portoni smontati da edifici del Rettifilo: sarebbe stupido aggiungerne un altro. In più - conclude la presidente dell'Associazione dimore storiche in Campania -, c'è anche una questione tecnica non secondaria: restaurarlo fuori dal sito è impossibile: è fissato con dei grossi chiodi, si rischierebbe di indebolire il portale di marmo intorno». Michele Pontecorvo Ricciardi, responsabile della comunicazione e della Responsabilità sociale d'impresa per Ferrarelle, racconta un connubio dal quale tutti hanno da guadagnare: «In maniera coerente con la nostra cultura familiare, dalla significativa relazione con il Fai a interventi più piccoli come questo, abbiamo iniziato da tempo ad impegnarci in diverse iniziative. Siamo un'azienda campana e vogliamo restituire qualcosa al nostro territorio. D'altro canto, Palazzo Carafa è uno straordinario esempio di architettura in una zona percorsa da tantissimi turisti: questo può garantirci una grande visibilità.


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