Napoli, l'appello dei familiari delle vittime dei bombardamenti: «Restaurate la lapide che ricorda i nostri caduti»

I 48 nomi illeggibili sulla lapide apposta nel 1947 a via Maria Longo

«Restaurate la lapide che ricorda i nostri caduti»
«Restaurate la lapide che ricorda i nostri caduti»
di Antonio Folle
Lunedì 30 Ottobre 2023, 17:25 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 07:15
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Sono 48 i nomi ormai illeggibili sulla lapide apposta nel 1947 a via Maria Longo, a pochi passi da porta San Gennaro. 48 nomi che ricordano altrettante vittime di un terribile bombardamento che, il pomeriggio del 20 febbraio 1943, sconvolse la città di Napoli, una delle città più violentemente colpite dai bombardamenti alleati durante il secondo conflitto mondiale. Quel pomeriggio, a causa del bombardamento e della calca causata da centinaia di persone terrorizzate che cercavano riparo nel ricovero di San Lorenzo - oggi Napoli Sotterranea - si contarono ben 72 vittime. Tra essi anche la piccola Agata Misso, 10 anni, giovanissima vittima di una guerra senza senso e senza freni, una guerra che - l'analogia con i tempi moderni è più che evidente - non guarda in faccia a nessuno.  

Alcuni giorni fa l'associazione I Sedili di Napoli di Giuseppe Serroni ha rilanciato la proposta di installare a piazza San Gaetano un monumento al piccolo Tommaso, altro bambino vittima di quel bombardamento, al suo cane Bobby - morto di crepacuore dopo il tragico decesso del suo padroncino - e a tutte le vittime innocenti della guerra.

La proposta in poche ore ha fatto il giro del web, anche per il diniego ai necessari permessi da parte della Sovrintendenza, ed ha riportato a galla la triste vicenda relativa a quella targa semi-abbandonata che ricorda 42 delle 72 vittime di un assurdo pomeriggio di guerra. 

Oggi la lapide è quasi totalmente scolorita. I colori sono sbiaditi a causa del tempo e dell'incuria. La Congrega che nei primi anni si occupava della manutenzione della targa marmorea oggi non esiste più e, di tanto in tanto, sono i familiari delle vittime ad occuparsi di piccoli interventi di manutenzione. Ma è poco, troppo poco per strappare all'oblio una delle tante targhe installate in città nei primi anni del dopoguerra a ricordo delle vittime partenopee - a fine conflitto sarebbero stati oltre 20.000 - dei bombardamenti anglo-americani e persino tedeschi.

E così il nome della piccola Agata, che da grande, raccontano i suoi anziani parenti, avrebbe voluto fare la ballerina, di Tommasino e delle altre vittime innocenti delle bombe senza occhi e senza coscienza scaricate per seminare terrore e distruzione ormai è quasi del tutto scomparso. Ma la speranza di veder rinascere il piccolo monumento non è scomparsa. In questi giorni, anche sull'onda lunga della battaglia lanciata da I Sedili di Napoli per il monumento a Tommasino, i familiari delle vittime hanno chiesto a Comune e Sovrintendenza di occuparsi di quella lapide. Un intervento di restauro che renderebbe nuovamente dignitosa la targa, oggi orribilmente circondata da paletti della segnaletica stradale e da erbacce, oltre che a lanciare un ennesimo segnale sull'importanza di ricordare, anche a distanza di decenni, quanti persero la vita a causa degli orrori della guerra e della cecità dei governanti. 

 

«Si tratta di una vicenda intricata dal punto di vista burocratico - spiega Giuseppe Serroni, che in questi giorni sta convogliando le richieste di intervento da parte dei familiari - perchè la lapide deve essere restaurata dal Comune, ma visto che si trova addossata ad un palazzo di proprietà privata devono essere proprio i privati a concedere il permesso di intervenire. Al di là di ogni difficoltà crediamo sia necessario intervenire, e faremo pressioni in tal senso, perchè specie in questo periodo, dove tanti bambini come Tommasino o come Agata sono tornati ad essere vittime delle bombe, sia necessario lanciare segnali concreti».

Il no della Sovrintendenza al monumento a Tommasino - Palazzo Reale ha chiesto di individuare una sede alternativa a quella di dove si svolsero quei tragici fatti - ha scatenato una ondata di sdegno tra i residenti, i familiari delle vittime e nel mondo dell'associazionismo. A dicembre, proprio a piazza San Gaetano, sarà avviata una raccolta firme per una petizione popolare da presentare a Comune e Sovrintendenza. Le adesioni, grazie anche al passaparola dei social network sono già tantissime e la speranza è di spingere la Sovrintendenza partenopea a rivedere una decisione estremamente impopolare che rischia di trasformarsi in un vero e proprio braccio di ferro con la cittadinanza. 

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