Forse non era, come spesso si presentava, uno degli ultimi posteggiatori della città. Principalmente perché al genere classico, quello buono a incantare i turisti seduti in pizzeria, prediligeva la sua produzione, molto comica e molto poetica, in cui brillava “Meglio ‘o cane ca tu”, vero tormentone di chi negli ultimi 15 anni ha frequentato il centro storico di Napoli. Ma artista Christian Vollaro lo era di sicuro: se non della voce o della chitarra, lo era del sorriso, traccia di un’umanità spesa in strada, tra i vicoli, sui gradini del cuore antico della città. Se ne va a 45 anni, davvero presto.
Originario di Vietri sul mare, napoletano di fatto da tempo, era uno dei componenti della strana tribù del centro che negli ultimi tempi ha perso vari pezzi, da Gianna la contrabbandiera a ‘o barone, il clochard amato da tutti. Anche Christian era molto amato. E, a suo modo, una star: da quando nel 2015 aveva partecipato, con un certo successo, al programma “Tu sì que vales”, in cui aveva conquistato giuria e platea con la sua dedica al migliore amico dell’uomo, strofe divertenti e dense di una filosofia semplice quanto amara: meglio un animale che l’uomo, specie per chi la vita se la guadagna per strada, esposto a ogni condizione del tempo, alla ferocia involontaria dei passanti.
All’inizio del brano simulava, con le labbra, un kazoo inconfondibile.
Oggi lo piangono in tanti. Chi sta sulla via a creare arte, chi con l’arte ci lavora ufficialmente. Scrive il dj Gianni Rallo: «Ciao Cristian Vollaro, eri un artista, un uomo, una persona buona e gentile. Ho molti ricordi legati a te, non bastano parole per spiegare il rammarico della tua scomparsa». Cullava il sogno di incidere un album, ha inciso lo stesso, senza etichetta. Lo ha fatto riempendo di suoni e colori le giornate normali. Gli sia dolce la terra come non lo è stata con lui la vita.