Osservare come la natura risponde spontaneamente ai cambiamenti climatici e all’incremento dei fenomeni meteorologi estremi.
È l'obiettivo del lavoro scientifico, svolto da esperti del settore, presso la piccola, selvaggia e incontaminata, isola di Vivara nei Campi Flegrei, dal 2002 Riserva Naturale di Stato, nonché sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale nell'ambito della rete Natura 2000.
Per farlo la Riserva Naturale di Stato - che lo scorso maggio ha riaperto alle visite guidate ambientali - ospita un progetto di digitalizzazione 3D che trasforma gli 0,4 chilometri quadrati, collegati da un ponte all’isola di Procida, in un modello geo-archeologico del patrimonio emerso e sommerso, con potenziali vantaggi per implementare la sua protezione idrogeologica e per le linee di ricerca sulle conseguenze del climate change su luoghi non antropizzati.
In un comunicato, pubblicato dalla pagina ufficiale Riserava Naturale Statale Isola di Vivara, i dettagli dell' operazione:
«Lo studio degli effetti prodotti dall’evoluzione dei fenomeni climatici sull’ecosistema Vivara è un’attività primaria per tutelare gli habitat protetti e le emergenze archeologiche ed inoltre è anche una importante occasione per registrare i mutamenti ambientali all’interno di uno spettro di interesse più esteso della sola Riserva. – spiega Nicola Scotto di Carlo, coordinatore del Comitato di Gestione della Riserva – Con i colleghi del Comitato di Gestione della Riserva stiamo lavorando alla realizzazione di una stabile piattaforma tecnologica multidisciplinare di studio, di monitoraggio, di tutela e di valorizzazione dell’intero ecosistema Vivara con il diretto coinvolgimento di enti di Ricerca e di dipartimenti universitari campani.
Lo studio è frutto di un accordo di collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse dell’Unina Federico II e la Riserva Naturale Statale “Isola di Vivara” con l’obiettivo di sviluppare una innovativa metodologia di digitalizzazione e analisi dei luoghi. Per il rilievo tridimensionale sono stati utilizzati Lidar da drone, laser scanner terrestri, sistemi fotogrammetrici, sensori termografici, scanner a luce strutturata, gestiti in maniera integrata.
«Le nostre attività hanno prodotto modelli numerici georiferiti e allineati all’interno di un unico spazio virtuale in modo da supportare processi di analisi di aree specifiche dell’isola a diversi gradi di risoluzione sia emerse che sommerse», spiega Leopoldo Repola, esperto di modellazione tridimensionale e design della comunicazione e professore al DISTAR della Federico II, che ha coordinato il progetto. «Abbiamo estratto e stiamo estraendo informazioni geospaziali relative alla geologia, alla botanica, all’archeologia, e di processarli all’interno di piattaforme digitali di analisi e visualizzazione dei modelli», aggiunge Repola. Le prime attività, realizzate dall’equipe DISTAR (composta, con Repola, da Lorenzo Esposito, Gianni Varriale e Lucia Marino), con il supporto della Lega Navale Italiana di Procida, per le attività subacquee supervisionate da Paolo Esposito di Costanzo, hanno già consentito un’analisi delle criticità e dei fattori di rischio del sistema idrogeologico dell’isola di Vivara e sono state condotte all’interno di piattaforma GIS, implementata per la gestione e la conservazione dei dati. «Ma i modelli saranno ottimizzati per definire un articolo piano conoscitivo a supporto di più estesi interventi di tutela, di valorizzazione e di fruizione dell’isola», conclude Repola.