Lasciano "il posto fisso" e le Marche, il giro del mondo di Alessio Sacchi e Claudia Casisa: «I nostri figli? Sono accolti come star»

Dal Messico alle Filippine: «Spesso ci chiedono una foto, non vedono tanti bimbi biondi con gli occhi azzurri». Lei è in aspettativa in un asilo

Lasciano il lavoro e le Marche, il giro del mondo di Alessio e Claudia: «I nostri figli? Sono accolti come star»
Lasciano il lavoro e le Marche, il giro del mondo di Alessio e Claudia: «I nostri figli? Sono accolti come star»
di Giulia Sancricca
Lunedì 25 Marzo 2024, 08:45 - Ultimo agg. 13:54
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Due mesi in Messico, uno in Costa Rica, un salto a Panama, un mese in Colombia, un altro a Bali e poi le Filippine. Un itinerario da sogno? Sì, ma Alessio Sacchi e Claudia Casisa hanno avuto il coraggio di farlo diventare realtà. La coppia civitanovese, insieme ai due figli di 2 e 6 anni, è partita a fine settembre alla volta del Sudamerica. Dirigente del Comune di Porto San Giorgio lui, insegnante in un asilo nido di Civitanova lei, avevano deciso di lasciare i rispettivi lavori (lui definitivamente e lei ha richiesto l’aspettativa, ndr) per inseguire la loro più grande passione: quella per i viaggi. 

La scelta

Una scelta che sta dando loro ragione. «Sta andando tutto alla grande - dice Claudia - Non avevamo né le idee chiare né aspettative precise su cosa ci attendesse e forse è stato un bene, perché ogni esperienza arriva come un dono inaspettato.

Viaggiamo a ritmo lento e in questo modo riusciamo a fare esperienze che normalmente non avremmo fatto come semplici turisti». Esperienze che la coppia racconta anche nel blog “4 Vite in Vacanza”.

Il racconto

«Pochi giorni fa, mentre passeggiavamo in una spiaggia nelle Filippine, abbiamo visto dei pescatori rientrare a terra dopo la pesca, e uno dei nostri figli li ha aiutati a tirare le reti a riva, mentre l’altro prendeva i pesci dalle reti». E se stare sempre in viaggio con i piccoli può sembrare difficile, Alessio e Claudia dimostrano il contrario: «I bambini ci hanno stupito per la loro flessibilità e apertura alle novità, si sono adattati ad ogni situazione: hanno assaggiato qualunque piatto e hanno assorbito i vari fusi orari meglio di noi. Nei primi mesi in America Latina hanno iniziato a parlicchiare spagnolo, tanto da poter stringere amicizie con altri bambini. È il risultato più bello della scommessa che abbiamo fatto di mettere le nostre vite tra parentesi e partire. Certo, ci sono alcuni momenti di stanchezza, ma non abbiamo mai pensato “Ma chi ce l’ha fatto fare?”. Il momento più tosto è stato quando nella sconfinata Città del Messico uno dei bambini è stato parecchio male. In questi casi non è facile trovarsi a 10mila chilometri da casa. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio». Capitolo a parte, quello della scuola. «Il figlio più grande dovrebbe frequentare la prima elementare e sta facendo scuola con noi. Ci ritagliamo del tempo quasi ogni giorno per svolgere attività. Ma senza dubbio quello che sperimenta ogni giorno ci sembra il bagaglio più importante che porterà con sé».

I piani

Nessun piano per il viaggio, è la bellezza a fare da padrona: «Per motivi logistici, ma anche finanziari, ci è capitato più volte di cambiare i nostri piani. In Messico abbiamo stravolto un itinerario già fissato per poter osservare un’eclissi di sole. Abbiamo anche rinunciato a raggiungere l’Australia dall’America facendo un vero e proprio giro intorno al mondo, ma ci arriveremo ugualmente. Trascorreremo le ultimissime settimane di viaggio in Malesia e per l’estate torneremo a casa». Ritorno con un bagaglio pieno di curiosità: «Succede ogni tanto che in giro ci chiedano di fare foto ai nostri figli perché non capita di vedere spesso in giro bambini biondi con occhi azzurri. La cosa più curiosa però è successa mentre eravamo in una cittadina un po’ sperduta in Messico per fare del volontariato in una hacienda: quando la proprietaria di una piccola bottega ha scoperto che eravamo italiani, ci ha chiesto di aspettare che chiamasse i suoi figli perché non avevano mai visto in faccia degli italiani, e nessun italiano aveva mai messo piede nel loro negozio».

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