Design beyond Design, le città visibili e invisibili nel caleidoscopio della creatività giovanile

Da Foqus al Goethe Institut la seconda edizione della kermesse conclusiva della Scuola di Progettazione artistica per l'Impresa dell'Accademia di Belle Arti riflette su comunicazione urbana e fashion design con mostre, talk, laboratori, sfilate e performance live

Valerio Sannino
Valerio Sannino
di Donatella Trotta
Sabato 17 Giugno 2023, 16:00 - Ultimo agg. 18 Giugno, 10:10
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Le città visibili. Rivisitate lungo trame complesse di percorsi metamorfici che intrecciano immaginario e ambiente, culture urbane e materiali della natura, sguardi giovanili di discenti ed esperienza collaudata di docenti “peer to peer”, visionarietà metropolitana postmoderna e ispirazione da una tradizione antica nutrita di sincretismi, contaminazioni, ibridazioni tra generi e codici comunicativi differenti.

È un caleidoscopio di frammenti di creatività progettuale la seconda, corposa edizione di «Design beyond Design#2», l’evento annuale a conclusione del percorso formativo della Scuola di Progettazione Artistica per l’impresa dell’Accademia di Belle Arti guidata da Renato Lori e presieduta da Rosita Marchese, presenti all’inaugurazione giovedì nella sede distaccata di Foqus (in via Portacarrese a Montecalvario 69), che per tre giorni espone, fra il resto, una quindicina di suggestive mostre (visitabili fino a domani, domenica 18 giugno), allestite dal docente Massimo Colombo con i suoi studenti.

Un contenitore più che simbolico - annidato nel cuore dei Quartieri Spagnoli – ricco di contenuti a tratti sorprendenti: che, unitamente a una no stop di incontri, talk (come quello sull’immaginario urbano di Napoli nel cinema a cura di Diego Del Pozzo, o su culture urbane e creatività giovanile a cura di Giuseppe Gaeta, Lello Savonardo e Annalisa Buffardi), accese tenzoni di "live drawing" tra fumetto e illustrazione (con le squadre di studenti guidate da Pako Massimo e Daniela Pergreffi), eleganti esibizioni di calligrafia dal vivo di Valerio Sannino in contrappunto musicale con Marino De Nisio nel “Calligraphic Music Show” e spettacoli di grande impatto civile ed emotivo ("Atto d'amore" di Nuove Tecnologie dell'arte, con Andrea Tartaglia), vivaci cacce al tesoro snodate come un “Poema urbano” a cura di Davide Leone e sfilate-performance di Fashion Design sul duplice binario di futuristiche Metamorfosi Metropolitane (a cura di Mariangela Salvati e Natascia Rezzuti con azioni performative di Maurizio Palumbo) e del Viceregno dell’immaginario (omaggio alla Spagna a cura di Maddalena Marciano con azioni performative di Barbara Sabella e Antonio Grimaldi), con la regia di Cinzia Mirabella assistita da Sabrina Tosta e le musiche di MēRū e DjUncino, hanno presentato fantasmagorici scenari, “disegnati” e proposti da riflessioni corali e partecipate dal basso, degli attuali orizzonti della comunicazione urbana e del Design applicato anche alla moda (oltre che all’editoria, all’urbanistica, allo studio di nuovi materiali ecocompatibili, alle mappature, al tattilismo, al lettering…).

Obiettivo della manifestazione, sul non casuale tema, appunto, della «Urban Communication & Fashion Design», stimolare un confronto, aperto a tutta la città, sul rapporto tra il design e il tessuto urbano con i suoi continui mutamenti. Lo spiega Enrica D’Aguanno, coordinatrice della Scuola di Progettazione Artistica per l’Impresa dell’Abana: «Gli spazi urbani sono ormai ambienti sempre più complessi, strutturati intorno a forme narrative e di comunicazione di tipo ipertestuale caratterizzate da densità, contaminazione, sedimentazione, multidimensionalità, liquidità e da dinamiche in profonda accelerazione sotto la spinta dei processi di digitalizzazione legati alle nuove tecnologie di interconnessione e di produzione». In tale prospettiva, aggiunge D’Aguanno, «proprio le lenti della comunicazione e del design offrono preziose prospettive e metodologie per esplorare e raccontare le mille mutazioni della vita urbana e suburbana, attraverso una nuova visione fluida e interdisciplinare del “progetto”. Oggi più che mai, infatti, il designer deve interrogarsi costantemente sulla tipologia di intervento che intende realizzare nel mondo esterno». Di qui la scelta, molto ponderata e declinata in una complessa articolazione, della tematica centrale di questa seconda edizione di Design Beyond Design, il Design “oltre” il Design: «Abbiamo voluto esplorare proprio il rapporto fecondo con lo spazio urbano che ci circonda, partendo dalla centralità della ricerca e trasformandola in concrete proposte progettuali, tenendo sempre al centro della nostra azione di docenti, gli studenti con le loro capacità e la loro voglia di futuro», conclude D’Aguanno. Affiancata come di consueto, nell’avventura organizzativa di questa grande restituzione educativa comunitaria, da Ivana Gaeta e Angelo Vassallo, coordinatori dei corsi di Design della Comunicazione e di Fashion Design, e dall’artista e docente Daniela Pergreffi, coordinatrice del corso d’Illustrazione.

La quale - fra il resto - ha inaugurato una raffinata mostra (a sua cura, con Enrica D’Aguanno, Daniela Allocca e Valerio Sannino) dal titolo «Poesia forma traduzione», realizzata in collaborazione con il Goethe Institut guidato da Maria Carmen Morese, presente al taglio del nastro. Una esposizione, intima e originale, di singolari metamorfosi artistico-culturali, tra versi in tedesco e in italiano e immagini, innovative soluzioni cartotecniche e libri d’artista riproducibili che interpella sul tema cruciale della “traduzione” (nella sua pluralità linguistica ma anche semantica: come trasmissione, tradimento, trasposizione…), ispirate dai versi di due poeti tedeschi, Nico Bleutge («Grauwake») e Roni Horn («Saga»), che non a caso verrà esposta, dopo Foqus, anche nella sede napoletana del Goethe Institut. “Possibile e impossibile” si inseguono così e si mescolano, nelle interpretazioni, codificazioni, transcodificazioni di questa paradigmatica vetrina non soltanto educativa tra artigianato, arte e tecnologia avanzata, corpi e immaginari, “fantasmi” e concretezza dal «Destructive» al «Disruptive», che ha unito in un clima condiviso di grande calore emotivo e tangibile entusiasmo partecipativo  studentesse, studenti, corpo docente e collaboratori della manifestazione: anche “oltre” i confini dell’Accademia, in un ideale e gioioso abbraccio (come quello del manifesto di Bruno Munari, nume tutelare in omaggio al quale Ivana Gaeta ed Ester Vollono hanno curato una sezione espositiva di 55 progetti di libro per un racconto, quello sui colori del celebre Cappucetto delle fiabe) proiettato, per i giovani protagonisti di una feconda metodologia di ricerca-azione che ne valorizza i talenti più o meno nascosti, anche nel futuro del mercato del lavoro. Dettaglio non da poco, da parte di una istituzione di formazione pubblica come l’Accademia. Capace – contrariamente a tanta politica politicante – di creare ponti tra passato e futuro, dando valore strategico all’educazione (e alla creatività coltivata in tutte le direzioni, secondo la lezione spesso inascoltata di Gianni Rodari) come imprescindibili volani di sviluppo e coesione sociale.

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