L'ode agli errori di Gianluca Garrapa è in libreria

l’autore esplora attraverso delle poesie il significato e le derivazioni degli sbagli

La copertina del libro
La copertina del libro
di Alessandra Farro
Giovedì 9 Novembre 2023, 17:59
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Gli errori – casuali, intenzionali, maldestri, grossolani, causali – marchiano la nostra vita, le nostre scelte, il nostro futuro, che noi ne siamo o meno consapevoli. Lo racconta il leccese classe ’75 Gianluca Garrapa in “Errori (1)”, edito da Puntoacapo, in cui l’autore esplora attraverso delle poesie il significato e le derivazioni degli sbagli in modo onesto, riflessivo e pungente.  

Garrapa il suo è un elogio all’errore?
«L’errore è la fonte, quasi spesso, di possibilità nuove, di creatività, di punti di vista diversi rispetto a quelli che noi consideriamo verità o esattezza.

Non sempre, ma spesso, l’errore soprattutto viene a galla inconsciamente, sotto forma di lapsus. Non riconoscere o scordare l’errore è sintomatico di qualcos’altro, di un errore inedito che diventa fonte di nuove creatività».

Le poesie, le odi all’errore, sono nate di getto o ponderate nel tempo?
«Una parte delle odi sono nate tantissimo tempo fa, nella fase delle mie prime prove poetiche. Si tratta di errori poetici, scritti che volevano di dire qualcosa al’altro da un punto di vista professionale e narcissico. Sono errori non voluti. Un’altra parte, invece, viene alla luce da errori esistenziali – i comuni sbagli della vita quotidiana, le scelte sbagliate, ecc. – che da moralistici diventano etici».

Lei rappresenta anche l’errore materiale, ad esempio attraverso una pagina scannerizzata e scarabocchiata a penna.
«Si è trattato di un errore anche quello. La stampante ha sbagliato l’impaginazione. Da lì l’idea di inserire anche questa forma di errore nel testo, l’errore del caso contrapposto all’errore del caos. Sbaglio apposta, ad esempio piazzando le poesie a piè di pagina mentre nel corpo ci sono le poesie deformate nella struttura. Da qui nasce il godimento della distruzione dell’io, che amerebbe leggere la poesia dall’inizio alla fine e capire tutto per evitare di razionalizzare la parola poetica».

L’errore può essere anche inteso come una forma di conoscenza?
«Può mostrare il nostro lato in ombra, quello che celiamo anche a noi stessi, ma anche la vostra parte salvifica, quando il corpo si trova in consonanza con il mondo senza schemi e pregiudizi. Anche se, a volte, l’errore quando viene considerato il contrario della verità scade, non è più errore, va considerato come un varco puro, una ferita. L’errore nega la verità, ma se non viene considerato come a sé stante smette di essere fonte di creatività. Senza l’altro l’errore non è il negativo della verità, ma una verità in sé».

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