Ergastolo confermato anche in Cassazione. Nessuno sconto di pena per il trentanovenne Ciro Guarente (nella foto a sinistra), imputato per l’omicidio, avvenuto ad Aversa nel luglio 2017, dell’attivista omosessuale Vincenzo Ruggiero (nella foto a destra), ucciso a colpi di pistola quattro anni fa.
La vittima venne poi fatta a pezzi e coperta di cemento in un garage di Ponticelli, a Napoli, zona di provenienza dell’assassino.
La conferma del carcere a vita per l’ex dipendente della Marina militare è giunta come una tagliola venerdì sera. In realtà, già nel processo di Appello - nel gennaio del 2020 - l’assassino si era detto pentito chiedendo di nuovo scusa alla famiglia di Ruggiero. Il suo legale nel corso dell’arringa difensiva, aveva chiesto ai giudici di rideterminare la pena, almeno per evitare a Guarente l’isolamento diurno. La Procura generale aveva invece chiesto la conferma della condanna emessa in primo grado dal gup di Napoli Nord, Fabrizio Finamore e della condanna poi di Appello.
Gli ermellini di piazza Cavour non hanno avuto dubbi, anche perché Guarente è reo-confesso anche se collaborò alle indagini indicando il complice che gli aveva dato la pistola, Francesco De Turris, arrestato e condannato all’ergastolo in un diverso processo.
Il delitto, cruento, ci fu la sera del 7 luglio 2017; Guarente si presentò ad Aversa a casa di un’amica trans di Ciro Ruggiero, Heven Grimaldi (nella foto al centro), ex compagna dell’assassino che all’epoca ospitava Vincenzo. Ciro non aveva mai accettato questa decisione della compagna di osputare Vincenzo in casa, nel suo appartamento di Aversa. Heven era sua e basta. E così, in preda alla gelosia, Ciro Guarente uccise colui che definiva il suo antagonista in amore a colpi di pistola, quindi avvolse il cadavere in un tappeto, lo fece a pezzi, lo cosparse di acido muriatico e cemento e nascose le parti in un autolavaggio a Ponticelli. I resti furono ritrovati dai carabinieri sotto un massetto di cemento, nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia, ma nessun frammento di testa è stato mai ritrovato. Passionale il movente; Guarente era geloso della sua fidanzata trans Heven Grimaldi e pensò di vendicarsi.
La famiglia della vittima è assistita dall'avvocato Luca Cerchia e dalla criminologa Alessandra Sansone.