Bella e infelice, si toglie la vita
nella Reggia di Caserta

Bella e infelice, si toglie la vita nella Reggia di Caserta
di Marilù Musto
Martedì 18 Luglio 2017, 09:39 - Ultimo agg. 09:56
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Prima di lei, aveva osato tanto solo la contessa Elena Matilde che si uccise per amore gettandosi dalla finestra di Palazzo Barolo a Torino a soli 26 anni. Ma Mirta R.P., quarantaquattrenne bellissima, napoletana dalla carnagione bruna e le labbra carnose, non era una contessa; la sua morte, però, rievoca quella della nobile piemontese. L'ultimo messaggio, la bella dipendente della Sma Campania l'ha lasciato ieri mattina scritto in un sms, ritrovato dagli investigatori nella memoria del suo cellulare, ora sotto sequestro. Si è lasciata cadere dal davanzale di una finestra al terzo piano della Reggia di Caserta. È successo ieri mattina, alle ore 10 e 30 circa. Lì, nel cortile che precede il parco, a un passo dall'altro cortile dove è stato allestito il palco della rassegna musicale «Estate da re», è caduta da un'altezza di circa 16 metri. Il palazzo reale dei Borbone come teatro di morte.
 



Il movente del gesto va ricercato in un malessere vicino alle pene patite per amore, ma sul caso gli inquirenti non si sbilanciano. Di certo, il suo è stato un «suicidio-messaggio», più che un'apologia della morte. Ha scelto una fine scenografica Mirta, architetto in servizio nella società partecipata Sma, più carrozzone politico della Regione che vero «braccio operativo» di prevenzione e sicurezza del territorio. Amava il flamenco e frequentava il museo Madre, la donna. Viveva a Chiaia. Si era laureata nel 2003 alla Federico II ed era iscritta all'albo. A differenza del buio di notizie sulla sua vita privata - che in pochi, pochissimi conoscevano - la sua carriera era piena di luce, costellata di successi.

«L'abbiamo sentita litigare al telefono, dopo ha riagganciato e si è seduta sul davanzale della finestra, proprio lì, di fronte agli uffici della Soprintendenza», hanno raccontato alcuni testimoni presenti ieri nella reggia. «Ha smanettato per qualche secondo con il cellulare, ma quando ha capito che volevamo salvarla si è lasciata cadere nel vuoto». Un custode del palazzo ha accusato un malore dopo aver assistito alla scena. È stato soccorso dai medici e dalle forze dell'ordine, in costante contatto con la Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha aperto un fascicolo d'indagine.

Sul luogo del suicidio si è recato anche Mauro Felicori, il manager del sito reale, sconvolto, giunto quando ormai un lenzuolo bianco copriva il cadavere al centro del cortile un tempo calpestato dai reali. La donna era entrata nei locali della Reggia con un pass per accedere alla biblioteca; doveva probabilmente studiare delle planimetrie. Ha utilizzato l'ascensore per salire al terzo piano, con un occhio al corridoio e l'altro al cellulare che aveva tra le mani: questo, almeno, è quanto hanno riferito alcuni dipendenti della Soprintendenza che in quelle sale della reggia borbonica si trovavano. Non è mai arrivata in biblioteca perché si è fermata all'altezza della terza fila di finestre dell'ultimo cortile della reggia. Poi, il silenzio. «Siamo tutti sotto choc - ha riferito Enzo Zuccaro dell'ufficio stampa della Direzione della Reggia - e lo è specialmente il nostro collega che l'ha vista cadere, per il quale siamo stati costretti a chiamare il 118. Sembra che nessun turista l'abbia invece notata». «Era una donna bella. Anzi, bellissima», dicono ora alcuni conoscenti che pubblicano foto della donna sui social, in queste ore. Amante delle canzoni argentine, sul suo profilo Facebook, fra i brani più ascoltati, c'è quello contenuto nel disco «Abandonao» di Juan Tomas Ortiz. E un abbandono è forse la chiave di lettura che tutti vogliono dare alla morte di Mirta. Era stata lei, nel 2004, a curare il progetto per Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta della nascita del polo turistico attrezzato nel cuore del parco archeologico e monumentale di Baia. Un progetto inedito e un'operazione-pilota. Che si è spenta con lei.