Studente ferma i ladri e aiuta
i carabinieri: «Ho fatto mio dovere»

Studente ferma i ladri e aiuta i carabinieri: «Ho fatto mio dovere»
Studente ferma i ladri e aiuta i carabinieri: «Ho fatto mio dovere»
di Mary Liguori
Giovedì 3 Novembre 2016, 18:15 - Ultimo agg. 18:57
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Orta di atella. Aiuta i carabinieri a sgominare una banda di ladri d’auto, viene aggredito dal fratello di uno di loro, poi costretto a chiudersi in casa di un passante e, per quindici minuti «ignorato da un gruppo di adulti che mi hanno nascosto nel loro garage, ma nonostante fossi stato picchiato, non mi hanno dato un bicchiere d’acqua tantomeno mi hanno chiesto come stavo; era chiaro che avevano paura della persona che mi aveva aggredito, poteva essere un criminale pronto a vendicarsi anche contro di loro e non volevano avere problemi». Ma lui, Francesco, a tutto questo non ha pensato quando ha visto un ragazzo più o meno della sua età scappare mentre un carabiniere lo inseguiva. Francesco stava facendo footing, il militare gli ha chiesto di dargli una mano e lui non ci ha pensato su due volte. Uno sprint di cinquanta metri, «l’ho raggiunto e l’ho afferrato, poi l’ho lasciato ai carabinieri», racconta Francesco, ventiduenne di Orta di Atella, laureando in Relazioni internazionali.
Il gesto di Francesco è di una semplicità sconcertante, eppure così raro. Lo studente subito dopo ha continuato ad allenarsi. «Ma a un certo punto una Smart mi si è affiancata e il conducente ha iniziato a premere forte sull’acceleratore, poi mi ha chiesto l’ora, ho capito subito che era una scusa per farmi fermare e aggredirmi», racconta. E infatti il ragazzo al volante della Smart pochi minuti dopo gli si è scagliato contro. «Mi ha preso a schiaffi e a calci, non ho reagito per evitare che si aizzasse ancor più contro di me», la voce di Francesco non tradisce alcuna paura, ma quando racconta ciò che è accaduto dopo, si incrina in una sorta di delusione. «Dopo essere stato aggredito, ho cercato riparo vicino a un gruppo di adulti che parlava per strada, uno di loro mi ha nascosto in casa sua e ho chiamato mio padre. Nei quindici minuti in cui sono stato lì dentro, non mi hanno chiesto né come mi sentissi né se avessi bisogno di qualcosa: mi sono sentito molto solo e ho avuto più paura in quei momenti che durante l’aggressione. Ho capito che non volevano problemi. Questo mi ha molto amareggiato. Mi aspetto di essere picchiato da un ladro d’auto, ma la diffidenza di persone perbene mi ha fatto molto male».
La testimonianza di Francesco è illuminante rispetto a una realtà in cui molti ancora pensano che voltarsi dall’altra parte convenga. Ma la sua scelta di intervenire in supporto ai carabinieri è la prova che c’è invece chi è pronto a mettersi in gioco per gli altri e per ciò che è giusto.
Grazie a lui, i carabinieri di Marcianise, diretti dal capitano Luca D’Alessandro, hanno arrestato Giuseppe Bervicato, Salvatore Pinto e Francesco Bervicato, quest’ultimo responsabile del pestaggio ai danni dello studente: dopo le percosse, il giovane è stato accompagnato in ospedale: ne avrà per dieci giorni. Per questo il suo aggressore risponde anche di lesioni personali aggravate.
Il terzetto stava trainando una Fiat 500 appena rubata quando è incappato nella pattuglia dell’Arma di ronda in zona. Di qui l’intervento dei carabinieri che, grazie a Francesco, hanno bloccato Pinto e Giuseppe Bervicato, poi il fratello di quest’ultimo, Francesco, ha aggredito il runner ed è stato a sua volta fermato. I tre sono ai domiciliari. La Fiat 500 che avevano rubato è stata restituita al legittimo proprietario. 
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