Myrko, lo stilista di 21 anni
con il suo brand a Hong Kong

Myrko, lo stilista di 21 anni con il suo brand a Hong Kong
di Maria Beatrice Crisci
Sabato 20 Ottobre 2018, 13:00
3 Minuti di Lettura
La moda è la sua passione da sempre. Di entusiasmo ne ha davvero tanto e si percepisce dal volto, sorridente e gioviale. Diploma all'Istituto tecnico economico Marconi di Vairano Patenora e laurea triennale in fashion design alla Marangoni di Milano. Myrko Zoglio ha ventuno anni, certo pochi, ma tutti vissuti intensamente nella frenetica ricerca di trovare soddisfazione in quello che per lui è ora un vero lavoro. Il brand Zoglio fa già la differenza. Capi eleganti da sera e da cocktail, abiti che hanno un approccio sartoriale che mostra un'estrema attenzione al dettaglio. Myrko è determinato ed estremamente creativo.

Sapeva già da piccolo che voleva lavorare nella moda?
«Assolutamente sì! Già dalle scuole medie avevo capito che la moda sarebbe stata nel mio futuro. Tanto è vero che per la tesina dell'esame di maturità decisi di intervistare l'amministratore delegato di una casa di moda italiana. Inviai diverse richieste, mi risposero Moschino e Ferragamo. Decisi alla fine per il primo e andai a Milano negli uffici dell'azienda per intervistare Alessandro Varisco, allora ad di Moschino. Fu molto stimolante».

Poi si è trasferito a Milano per proseguire gli studi?
«Entrai alla Cattolica, ma dopo una settimana mi resi conto che non era quello che volevo. Così decisi di passare alla Marangoni».

Come è stato il percorso di studi milanese?
«Tre anni stupendi. All'inizio mi sono dovuto adattare, ma poi tutto è andato come previsto. Alla fine del primo anno mi ero convinto che sarebbe stato necessario fare qualcosa di più stimolante, di mio. Così ebbi l'idea di dare vita a un brand».

E i suoi genitori che reazione hanno avuto?
«Papà da subito mi ha sostenuto. Mamma era spaventata. Non conoscevano l'ambiente della moda».

Come li ha convinti?
«Sicuramente con la mia determinazione».

Poi che è successo?
«Ho coinvolto nel progetto Cristina Scungio, mia amica e ora anche stretta collaboratrice. È lei il mio braccio destro. All'inizio ci siamo appoggiati a una sarta. Cristina si occupava dei modelli, io del design. Dopo poco è nato il laboratorio, da qui la necessità di coinvolgere altre tre sarte. Nel dicembre 2016 abbiamo aperto al pubblico».

Quando il primo evento che ha segnato anche una svolta?
«In occasione di Centrali Aperte a Presenzano, evento promosso dall'Enel. Era il 2017. Mi chiesero di organizzare una sfilata. Le modelle, sullo sfondo dell'impianto idroelettrico, indossavano la linea Fashion Lights spring summer 2018. Come madrina c'era Manuela Arcuri. È stato un momento importante. Il lavoro pressante di quei giorni è stato ripagato dalla soddisfazione di aver raggiunto un buon risultato. A fine serata sono scoppiato in un pianto liberatorio».

Subito dopo, la fiera in coincidenza con la settimana della moda a Milano.
«Qui ho avuto modo di conoscere i titolari di un'azienda cinese che si sono innamorati della mia collezione e mi hanno chiesto di disegnarne una per loro. Non ho subito colto l'opportunità che mi si presentava anche perché ero impegnato con lo studio. Poi, invece, sono andato a Guangzhou, poco distante da Hong Kong, per firmare il contratto. Così ho disegnato per loro una capsule collection».

Come è la vita di un giovane stilista?
«Frenetica. Ora sto lavorando alla nuova collezione in previsione anche dell'apertura del primo negozio che non avrà solo il brand Zoglio, ma sarà un contenitore per diversi brand emergenti».

Perché la decisione di rimanere qui?
«Sono naturalmente legato agli affetti, alla mia famiglia. Ma sono convinto che questo territorio abbia molto da offrire. Questo lo dico ogni giorno alle mie collaboratrici, alcune delle quali hanno lavorato nell'ex Ittierre di Pettoranello del Molise per grandi firme come Ferré o Versace. Quell'ex colosso del tessile è un esempio. Sono convinto che possiamo dare il meglio di noi anche qui, circondati dalle persone che amiamo».
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