Lupo ucciso da una trappola a Dragoni, l’Ispra: stop ai bracconieri

Pericolo per la catena alimentare, I lupi sono gli unici predatori di cinghiali in natura

Il lupo ucciso da una trappola per cinghiali
Il lupo ucciso da una trappola per cinghiali
di Mariamichela Formisano
Martedì 25 Aprile 2023, 08:59
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La notizia di un giovane lupo trovato morto qualche giorno fa nella zona di Dragoni, vittima di un laccio usato dai bracconieri per catturare cinghiali, ha alzato il sipario sugli equilibri precari di un mondo colpevolmente ignorato. A partire da due fulcri, distinti e convergenti: il primo è quello che i lupi, unici predatori di cinghiali in natura, stanno ripopolando le montagne casertane dopo anni di rischio estinzione; il secondo è quello del bracconaggio, crimine tristemente diffuso che rifornisce il mercato nero alimentare di carni prive dei controlli sanitari di legge. E la trasmissione di malattie da animale a uomo, come la trichinella, non soltanto impongono il rispetto delle regole ma determinano l’urgenza di tutelare predatori naturali come il lupo che, tra non poche trappole, starebbe ripopolandosi.
Censirne il numero di individui in circolazione, capirne gli spostamenti con una mappatura, significa sì garantire la sopravvivenza della razza e l’equilibro naturale tra predatori e prede, ma anche contenere un’altra emergenza in atto che è quella dell’ibridazione del lupo con il cane. Questo fenomeno, che raffigura l’ulteriore deriva del randagismo, si traduce in un pericolo per chiunque passeggi o frequenti sentieri di monti e campagne, dato che un vero lupo scapperebbe al minimo segnale di presenza umana mentre un cane no. E per questo sono proprio i cani ibridati con i lupi i più pericolosi, quelli che sotto mentite spoglie nascondono un’insospettabile ferocia, tale da non renderli adatti a stare neanche in canili con altri cani. Numeri, mappe e criticità sono state oggetto del primo monitoraggio nazionale sul lupo, coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale Ispra su mandato del Ministero della Transizione Ecologica MiTE. Il lavoro è stato svolto tra il 2018 e il 2022, con una raccolta dati realizzata tra ottobre 2020 e aprile 2021 che ha permesso di stimare l’abbondanza e la distribuzione della specie.
«Abbiamo individuato quattro o cinque branchi di lupi sui monti del Matese e del parco del Cilento, e uno tra i monti tifatini- ha confermato Nicola Campomorto del team Ispra in Campania - dove per branco s’intende un nucleo riproduttivo composto da un maschio, una femmina e da quattro a ottocuccioli di non oltre due anni, quando subentra l’età della “dispersione giovanile” necessaria per costituire altrove nuovi nuclei. E mentre mappare le aree di presenza dei lupi è complesso perché si spostano spesso, censire la razza e i nuclei di provenienza è più semplice affidandosi al Dna estrapolato dagli escrementi. Ed è quasi impossibile distinguere un lupo da un cane ibridato. E sono questi ultimi a preoccupare di più, per i dati in crescita e per la familiarità con uomo. Urgono quindi interventi più marcati».

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