Rifiuti, Caserta crocevia dei traffici con la Puglia 1.156 reati e 956 denunce

Cafiero De Raho: aleanza tra mafie

La presentazione del rapporto di Legambiente
La presentazione del rapporto di Legambiente
di Alessandra Tommasino
Martedì 26 Marzo 2024, 09:03
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Dal ciclo dei rifiuti all'abusivismo edilizio, i reati contro l'ambiente in Campania, negli ultimi cinque anni, sono stati 23.037 con 20.543 persone denunciate, 183 persone arrestate e 7.888 sequestri effettuati. La provincia di Caserta, subito dopo quella di Napoli, è maglia nera soprattutto per la gestione dei rifiuti, con 1.156 reati e 956 persone denunciate.

Numeri allarmanti che ieri sono stati presentati con il Rapporto Ecomafie 2023 di Legambiente e una sintesi dell'ultimo quinquennio al Casale del Teverolaccio di Succivo, recentemente oggetto di un grave atto intimidatorio. Lo scorso mese una persona incappucciata ha infatti cercato di incendiare i locali che ospitano la sede del circolo Geofilos Legambiente. Ad aprire i lavori, coordinati da Enrico Fontana, la presidente di Legambiente Campania Maria Teresa Imparato, che ha illustrato la situazione regionale. Il prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo è intervenuto sottolineando che molte imprese casertane del settore ambientale sono state colpite da interdittiva antimafia, segno di un ruolo ancora attivo della camorra.

«Il business dei rifiuti in provincia di Caserta è nato proprio con l'azione del clan dei Casalesi - ha ricordato il deputato del Movimento Cinque stelle Federico Cafiero De Raho, a lungo capo della Dda napoletana- ma oggi siamo dinanzi a un rischio maggiore: la capacità delle mafie di muoversi in un'alleanza di imprese che entrano nell'economia e che sanno sfuggire sempre di più ai controlli nascondendosi dietro compagini apparentemente legali».


De Raho, già procuratore nazionale antimafia, ha sottolineato che «le intercettazioni, sempre più ostacolate, costituiscono uno dei pochi strumenti per far emergere il ruolo della criminalità organizzata».
Sulle difficoltà investigative si è soffermata anche la procuratrice della Procura della Repubblica Napoli nord, Maria Antonietta Troncone. «Facciamo i conti con l'esiguità della polizia giudiziaria che opera nel settore ambientale, ma anche con quella esterna dell'Arpac che, proprio per la carenza di personale, non riesce a fornire un supporto tempestivo per sopralluoghi e campionamenti», ha detto la procuratrice.

Drammatico l'inquadramento del territorio di competenza della Procura: «I danni provocati dal tombamento dei rifiuti non sono ancora stati riparati, ci sono discariche sature gestite in modo superficiale e frammentario, ecoballe smaltite solo in minima parte e bonifiche che stentato a partire», ha affermato Troncone. Il procuratore aggiunto della Procura di Napoli Antonio Ricci si è soffermato maggiormente sui roghi dei rifiuti nei campi Rom. Su come affrontare i danni del passato, il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari Jacopo Morrone, presente ieri, si è espresso senza mezzi termini: «Credo sia arrivato il momento di fare una realistica distinzione tra bonifiche e messa in sicurezza dei siti, ci sono delle aree talmente devastate che sarebbe impossibile immaginarne la bonifica, penso alla discarica Lo Uttaro nel Casertano, per esempio, o a Malagrotta».

Morrone ha anche lanciato l'allarme sulle nuove rotte dei rifiuti dalla Campania alla Puglia. Il comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale e sicurezza energetica di Napoli, il tenente colonnello Pasquale Starace, ha confermato il ruolo nevralgico della Campania e del Casertano nei nuovi traffici: «Qui ormai le imprese hanno acquisito un know how che innalza questi luoghi a punto di snodo dei rifiuti che raggiungono poi la Puglia o Paesi terzi, qui c'è una sorta di polmone che riceve i rifiuti e li manda poi altrove con un cambio codice Cer».

«La nostra terra continua ad aver bisogno della massima attenzione, per questo in pochi mesi è già la seconda volta che siamo qui», ha detto Gimmy Cangiano, vicepresidente della Commissione Ecomafie. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha chiuso rimarcando la «necessità di avvalersi della nuova direttiva europea sui crimini ambientali che prevede nuovi illeciti come l'ecocidio, un inasprimento delle sanzioni, maggiori tutele per chi denuncia e l'impegno di facilitare l'accesso alla giustizia per le associazioni».
Francesco Pascale, animatore del circolo Geofilos e direttore della cooperativa sociale Terra felix, ha ringraziato le istituzioni e le associazioni che hanno voluto portare la propria vicinanza dopo l'atto intimidatorio, condannato da tutti i relatori e anche dal sindaco di Succivo Antonio Papa, intervenuto al convegno.

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