Caserta, studentessa accoltellata in classe: «Avevano litigi continui»

La giovane ferita è in prognosi riservata

Il Buonarroti a Caserta
Il Buonarroti a Caserta
di Nadia Verdile
Giovedì 14 Dicembre 2023, 08:54 - Ultimo agg. 18:13
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In classe per fare lezione. In classe, al serale, per rimettersi in gioco, per recuperare un tempo perso, per ricominciare un percorso di studi e finire, invece, accoltellata alla gola da una compagna di classe. Lo sgomento percorre gli animi e il dolore di chi alla scuola dedica anima corpo ed energie è fortissimo. «Sono amareggiata e preoccupata - ha detto la dirigente scolastica del Buonarroti Vittoria De Lucia -, per quello che è successo e per quello che hanno dovuto vivere le altre studentesse e gli altri studenti della classe. Sebbene si tratti di un corso per adulti, perché il serale è destinato agli adulti, non è immaginabile che questo accada in una scuola. La dinamica dei fatti, il dramma accaduto mi fa pensare che questa ragazza abbia dei problemi». Tirata per i capelli, picchiata alle spalle, inseguita e poi accoltellata alla gola. In prognosi riservata all'ospedale di Caserta la vittima, fermata con un provvedimento cautelare l'aggreditrice.

«Siamo in contatto costante con l'ospedale - ha aggiunto la preside -; fortunatamente le sacche di sangue non sono servite e questo ci fa ben sperare.

Siamo addoloratissimi. Nella classe si erano già accorti che l'aggreditrice era un po' strana e per questa ragione l'avevano allontanata. Con la vittima aveva alterchi continui. La speranza è che la ragazza accoltellata si riprenda prestissimo». Una violenza trasversale che non fa più differenze di genere, che lascia esterrefatti per crudeltà e accanimento. Ora, la giustizia farà il suo corso e anche la scuola dovrà attrezzarsi per i provvedimenti del caso. «Prevedo - spiega Gino Aldi, psicoterapeuta - che da qui ad alcuni anni per entrare nelle scuole bisognerà blindarsi; purtroppo sta crescendo una generazione sulla quale non si interviene, non si riesce ad intervenire e non si vuole intervenire, perché non si vuole vedere la gravità del problema, che ha una difficoltà nel controllo degli impulsi, non ha la capacità di metabolizzare mentalmente quello che fa. Quindi fa senza pensare e questo dà spazio a forme di violenza sempre più gravi, sia eterodirette, come in questo caso, sia contro se stessi».

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Una generazione fragile, violenta, vittima di se stessa. «Stiamo cercando di entrare nelle scuole - continua Aldi -, io e i miei collaboratori per spiegare al corpo docente come vive e pensa questa generazione, ci proponiamo perché siamo preoccupati, lo facciamo gratis, ma è bruttissimo trovare le porte chiuse. Le scuole sono concentrate su mille attività e forse sfugge loro che è necessario capire come sono i nuovi studenti. Bisogna subito modificare l'assetto della didattica, comprendere che questi giovani ragionano in modo diverso, i loro neuroni sono organizzati in altro modo perché passano più tempo sui social che sui libri; quando i professori parlano loro non ascoltano e non capiscono e non sono in grado di rielaborare. Seguo ragazzini che si volevano suicidare perché non avevano fatto goal durante una partita il dramma è che questo nasce dall'incapacità di sopportare la frustrazione». 

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