Caserta, accoltella la compagna di classe: «Follia durante il compito, ha rischiato anche l'amica»

Ieri consiglio di classe straordinario per decidere eventuali provvedimenti

L'istituto Buonarroti di Caserta
L'istituto Buonarroti di Caserta
di Nadia Verdile
Venerdì 15 Dicembre 2023, 09:47 - Ultimo agg. 10:40
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Al "Buonarroti" regnano sovrani il dolore e lo sgomento. Una scuola abituata a ritmi di lavoro serrati, animata quotidianamente da centinaia di giovani di mattina e di pomeriggio, ieri sembrava immersa in un liquido amniotico. Nel pomeriggio il consiglio di classe straordinario per prendere decisioni sul futuro scolastico della giovane, allieva di un corso serale, indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing, che ha tentato di uccidere una sua compagna di classe ferendola alla gola con un coltellino. «Le proposte del consiglio di classe - spiega la dirigente Vittoria De Lucia - passeranno al consiglio di istituto, come previsto dalla legge. Fino a quando non sarà deliberato non ne posso parlare». Intanto, che la giustizia scolastica farà il suo corso ci ha pensato quella dello Stato.

L'aggreditrice è stata portata al carcere di Nisida.

Sfumano così adolescenza e scuola, su una scia di assurda, inaccettabile violenza. «Sono profondamente provata - dice con un nodo alla gola la professoressa di Diritto che era in classe al momento dell'aggressione -; stavano svolgendo il compito in classe. È stato tutto così rapido, un susseguirsi di urla e di paure condivise. Sono intervenuta immediatamente per allontanare l'aggreditrice e quello che appariva ai miei occhi era un'aggressione fisica, sembrava che le stesse tirando con veemenza i capelli, non mi ha sfiorato neanche per un attimo il pensiero che fosse armata. Le ho separate e ho allontanato anche l'altra compagna di banco intervenuta per difendere l'amica; oggi, alla luce di quello che è venuto fuori, ho compreso di aver messo in salvo anche l'altra allieva». 

E se un fendente non le ha colpite entrambe, docente e studentessa, è stata una pura casualità, una fortuna in un pomeriggio da incubo. «Porto dentro lo choc - ha detto Vincenzo Ferraro, amico della vittima e allievo della classe accanto - e il tremore, che ancora mi attraversa, ricordando le urla disperate della mia amica. Le sue richieste di aiuto. È stata, quella a cui abbiamo assistito, una scena cruda che mai avevo vissuto nei miei diciannove anni di vita». Un tremore che lo accompagna ancora mentre racconta, mentre il suo sguardo insegue pensieri dolorosi. «Vorrei dire ai miei coetanei - aggiunge - che la vita è preziosa. Io vengo a scuola di pomeriggio e poi vado a lavorare. Lo faccio perché credo che sia necessario migliorarsi, conoscere, darsi più opportunità. Non si deve mai cedere a qualsiasi provocazione, bisogna evitare qualsiasi scontro». Lo sgomento serpeggia tra il corpo docente, nella chat della scuola la notizia ha paralizzato pensieri. Un istituto promotore di mille iniziative, frequentato da centinaia di giovani, in cui il corpo docente è attento e disponibile.

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«Io ero nell'aula accanto a fare lezione - dice Gabriella Montanaro, docente di spagnolo - e come tutti sono uscita dall'aula richiamata dalle urla. Mi sono occupata io di portare in altro luogo la ragazza che ha ferito la compagna di classe, ho cercato di fermare la sua furia. Mi sono accorta che era ferita all'estremità di un dito, poi ho capito che era stata la stessa arma da lei usata a farle male. Quello che è successo in classe poteva accadere in qualsiasi altra parte della città. Non è una violenza legata alla scuola che è stata solo palcoscenico di un atto criminale». E in tutti il pensiero è andato al giovane assassinato nell'estate 2022 a piazza Correra, al valore sminuito della vita, all'assenza di controllo dei freni inibitori che attraversa alcuni giovani che agiscono di impulso, che non si fermano a riflettere, a dare valore e senso alla vita.

«Per tutti noi è stato un fulmine a ciel sereno -  dice il professore Mariano Di Rienzo che fino allo scorso anno era il responsabile dei corsi serali -, questo ambiente è sano e vivo, i ragazzi portano a scuola i disagi personali e sociali, qui li aiutiamo per quanto è nelle nostre possibilità». E incredulità e sgomento anche nelle parole del professore Luigi Antonio Smaldone: «Quando ho avuto la notizia, condivisa con mia moglie, siamo rimasti sbalorditi. Troppi giovani sono privi di consapevolezza, non riflettono sul significato delle cose, sul valore che ogni azione ha in sé. Non è facile uscire da questo stato, questi giovani sono figli nostri e la nostra generazione è la prima ad averne prodotta una che sta peggio di quella precedente». 

 

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