Lettere alla moglie di Hagenbach

Lettere alla moglie di Hagenbach
Mercoledì 8 Luglio 2020, 22:33
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Gioca con la storia e la memoria, Giuseppe Aloe, in “Lettere alla moglie di Hagenbach” (Rubbettino), ricordando Abraham Yehoshua di “Tunnel”. Un criminologo, il professor Flesherman, che si avvia verso l’Alzheimer, va a Berlino per il cadavere di Rosa Luxemburg e si ritrova a cercare lo scrittore Hagenbach, scomparso. Tra strani sogni, brutte impressioni e spiriti contorti, veniamo trascinati dentro una storia nera che però scorre come una favola. Aloe conosce i percorsi dei pensieri e della nostalgia, li annoda, sa muovere sia lo smarrimento che la perdita, piazzando cariche d’emotività che esplodono e liberano percorsi in un labirinto. La sua scrittura lavora sui corpi per parlare alle menti, siamo all’archeologia sentimentale, una pacata ricerca delle radici della sofferenza proprio mentre chi scava sta perdendo il motivo dell’azione. È un grande gioco, e funziona. Fuori dall’Italia, fuori dall’Io biografico dello scrittore, dentro la geometria delle città mitteleurope. Una sovrapposizione di cause e desideri, smottamenti e fughe e Kafka. Come i romanzi migliori, ne contiene diversi.
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