Un clic per vedere in diretta l'immagine della Madonna, un altro per seguire, sempre in tempo reale, le celebrazioni della domenica: passato il primo momento di stupore, è probabile che sarebbe entusiasta, San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'abbazia benedettina di Montevergine che compie oggi 900 anni, di quella diavoleria chiamata internet che aiuta il Santuario a diffondere ovunque, attraverso il proprio sito, l'amore di Mamma Schiavona e il messaggio di speranza della fede cristiana. Missione che ha rappresentato senza dubbio il filo conduttore di questa lunghissima, affascinante storia che adesso culmina in un evento straordinario, l'indizione, permessa dalla Santa Sede, di un Anno Giubilare: da domani, giorno di Pentecoste, e fino alla successiva Pentecoste fissata per il 18 maggio del 2024, i fedeli potranno ottenere l'indulgenza plenaria, naturalmente alle condizioni previste dalla Chiesa. Per questa comunità che da nove secoli non smette di crescere, tenacemente aggrappata al pezzo di montagna scelto nel 1118 da San Guglielmo che qui pose fine al suo lungo e tormentato cammino ascetico, un'occasione importantissima per ragionare su un altro cammino, quello da affrontare inoltrandosi tra le sfide del nuovo Millennio; per riflettere - come ha ribadito nel decreto di indizione del Giubileo il padre Abate Riccardo Luca Guariglia - «sulla vita e le attività del Santuario, luogo dove la pietà popolare del popolo di Dio diventa opera di evangelizzazione e di attività missionaria».
Sono due milioni i fedeli che arrivano ogni anno a Montevergine, facendone la meta mariana più frequentata in Campania e una delle più visitate in Italia e in Europa.
All'epoca angioina risale anche l'arrivo a Montevergine del quadro della Madonna, subito sistemato nella chiesa costruita già ai tempi di Guglielmo accanto all'Abbazia, e che da allora non ha mai smesso di attrarre la venerazione dei fedeli e di esercitare enorme fascino sugli studiosi. Una Madonna bruna, la rappresentazione più autentica della fanciulla di Nazaret scelta da Dio come madre del suo Figlio; non bellissima (nella raccolta «Rituali e canti della tradizione in Campania» il maestro Roberto De Simone le fa dire, immaginando una sua “fuga” per dispetto sulla montagna, «si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà n gopp a truvà!») però magnetica, con quel suo sguardo che sembra seguire i movimenti di chi la osserva. Una Madonna fuori misura, ben quattro metri di lunghezza che occupano l'intera parete del nuovo Santuario costruito, in epoca molto più recente, letteralmente intorno a lei. E che, sempre secondo De Simone, alla fine si rivela bella, la più bella, tanto da essere festeggiata due volte, il 2 febbraio e il 12 settembre. Anche qui, in modo assolutamente stravagante rispetto alle tradizioni di pianura: tammurriate, salti e balli accompagnano da sempre la “juta” verso il Santuario. Una salita festosa di cui nel giorno della Candelora si fanno protagonisti i femminielli, gli uomini che vivono e pensano come donne e viceversa, secondo la definizione data nel passato a persone che oggi definiamo transgender e che solo qui, quando altrove erano guardate con diffidenza e disprezzo, hanno sempre trovato calore e accoglienza. Merito di una Madonna extracomunitaria, Madonna bruna, e perciò Mamma Schiavona - schiava come erano ai tempi, e spesso ancora sono, le donne di colore - che conosce bene, e comprende, il sapore amaro della discriminazione. Madonna accogliente e comprensiva che nel 1256, secondo la leggenda, sciolse con un raggio di sole la lastra di ghiaccio nella quale erano stati condannati a morire due giovani amanti omosessuali: miracolo commovente e decisamente rivoluzionario.
Alla Madonna bruna, nel 2019, una mano sacrilega portò via diversi oggetti d'oro donati nel tempo dai fedeli come ex voto. Un furto sconcertante che non ha ancora trovato colpevoli, in un luogo considerato così sicuro da essere stato scelto dal Vaticano per nascondere dalle mire naziste la Sacra Sindone, durante la seconda guerra mondiale. Ma lei, Mamma Schiavona, non ha certo smesso di amare. E di essere amata. Ha continuato ad accogliere, consolare, intercedere. E da domani, attraverso i suoi monaci, accanto al suo popolo, comincerà a scrivere la prossima storia.