Può capitare a tutti che ti venga richiesto il certificato del casellario giudiziario e dei carichi pendenti.
Non perché tu sia un delinquente, ma magari perché devi fare un concorso pubblico o devi avviare una pratica di adozione. E si vuole sapere se tu sia o meno incensurato e privo di azioni giudiziarie in corso.
Ma perché chi ti richiede il certificato - che è quasi sempre una Pubblica Amministrazione - non si fa carico di fare direttamente la richiesta, dopo aver incassato la tua autorizzazione a procedere in tal senso? Invece, in nome di una falsa privacy devi scapicollarti tu a chiedere e ottenere. E qui ti scontri con quella non-lingua della Pa. Ti avventuri comunque nel percorso online tracciato per farti rodere il fegato. Ti chiedono di scegliere un ufficio della Procura dove ritirare il documento prenotato online, ma l’ufficio è uno solo. Ti chiedono se vuoi l’urgenza, ma scopri che l’urgenza non è ammessa. Vorresti due certificati (casellario e carichi pendenti) ma non puoi fare la richiesta cumulativa. E poi ti rompi le scatole.
O cerchi un avvocato amico, o provi a navigare nei siti che offrono il servizio online. Un intermediario. Nel tempo della disintermediazione del web e dei social, ritornano col vento in poppa gli intermediari. Temo che ne avremo bisogno sempre, almeno fino a quando l’interlocuzione con la Pa online non sarà facile come quella con Amazon.
Il rischio è di cadere dalla padella nella brace.