Ultimo sul suo nome d'arte ci ha fatto uno stile di vita. È stato sempre la sua stella polare, la rotta nelle difficoltà. Cresciuto a San Basilio, si è ritagliato il suo posto nella musica italiana e ha riempito palcoscenici come lo stadio Olimpico, non da tutti. Di recente, il sindaco di Roma Gualtieri gli ha dedicato un parco. «Ne sono davvero orgoglioso. Da anni la gente lo chiamava già il parchetto di Ultimo. Lo trovavi già così pure su Google», ha detto in un'intervista al Corriere.
Cosa ha detto Ultimo
Deciso e chiaro, ma pieno di dubbi come tanti ragazzi della sua età, Ultimo non si nasconde e dice quello che pensa.
L'ipocondria
Ultimo ha più spesso raccontato del suo "problema" con l'ipocondria. Una cosa con cui fa i conti tutt'ora «Da quando, per preparare l’esame di ammissione alla seconda liceo, mi scolai una caffettiera, e mi venne la tachicardia. Anche ora mi torna, perché quando parlo mi accaloro. E poi il reflusso gastrico: sono sette anni che prendo il gastroprotettore, ora ho dovuto smettere. Avevo scommesso con Mauro, il mio amico medico, che non sarei arrivato a compiere 27 anni. Ho perso».
La vita privata e i social
Ultimo racconta cosa ama di più fare: «Bere un buon vino con i miei amici. Guardare Shameless, una serie americana, con la mia fidanzata Jacqueline. Le canzoni. Non è scappare dal mondo», dice. E i social? «Troppi ragazzi passano dieci, dodici ore al giorno a scrollare video su TikTok. I social ti anestetizzano. Ti stuprano il cervello».
«Nei social siamo dentro tutt i- continua - Ma un conto è postare una foto; un altro passarci la giornata. Qualche volta ci casco pure io; figurarsi un dodicenne. Guardi il video di uno che cucina, il video di uno che cade dal terzo piano, il video sulla tua squadra preferita, il video sul tuo cantante, il video di uno che cade in bicicletta... Ti dà dipendenza. Ci stiamo addormentando. Stiamo diventando amebe».