Casal di Principe, soldi e scarpe all’ex garante provinciale: misure cautelari per detenuto e sorella

Belcuore patteggiò un anno e dieci mesi: avrebbe intrattenuto telefonate con Borrata e cercato di favorirlo con relazioni positive

La casa circondariale di Santa Maria Capua Verete
La casa circondariale di Santa Maria Capua Verete
di Biagio Salvati
Sabato 18 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:15
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Finiscono agli arresti Mario e la sorella Sara Borrata - il primo, già detenuto, colpito da misura carceraria, la seconda ai domiciliari - i coindagati nella vicenda dell’ex garante provinciale dei detenuti, Emanuela Belcuore, tutti coinvolti in una inchiesta che sfociò a luglio dello scorso anno in una condanna per quest’ultima (con patteggiamento) a un anno e dieci mesi (con pena sospesa), per i reati di corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. I Borrata sono stati arrestati proprio dagli agenti della Polizia penitenziaria con l’accusa di corruzione, ricettazione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

La vicenda, come detto, è quella che ha coinvolto nei mesi scorsi l’ex garante dei detenuti, accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di aver fatto favori proprio a Borrata, detenuto nel carcere sammaritano per omicidio e ritenuto contiguo al clan dei Casalesi, in cambio di soldi e scarpe di lusso, che le sarebbero stati fornite da Sara Borrata, che a Casal di Principe gestisce un negozio di abbigliamento.

Le indagini coordinate dalla Procura sammaritana guidata da Pierpaolo Bruni (pubblico ministero Gionata Fiore) e eseguite dagli investigatori del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, avrebbero confermato le accuse alla Belcuore, in particolare che quest’ultima, tra il 2022 e la prima parte del 2023, mentre era garante (si dimise nel luglio 2023 dopo aver subito una perquisizione), avrebbe intrattenuto conversazioni telefoniche con Borrata, che usava un cellulare illecitamente introdotto in carcere da altri, avvisandolo delle perquisizioni in modo da consentirgli di nascondere il telefono.  Non solo: la garante si sarebbe adoperata per far avere al detenuto una relazione di servizio positiva, avvicinando - ma senza esito positivo - la direttrice del carcere e il magistrato di sorveglianza Marco Puglia, per far avere permessi e altri benefici sempre allo stesso detenuto; avrebbe dunque cercato di favorire Borrata nel suo percorso carcerario, ricevendo in cambio la somma di mille euro e un paio di scarpe di lusso.

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In Campania, c’è un altro caso: nel 2023 è stato condannato a nove anni e otto mesi di reclusione (poi ridotti a 7), l’ex Garante di Napoli, Pietro Ioia, per aver introdotto droga e telefonini in carcere. Intanto, è rimasta lettera morta il bando pubblicato per due volte dalla Provincia di Caserta - e per due volte andato deserto - riguardante la nomina di un «Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale», incarico vuoto dal 4 luglio dello scorso anno dopo le dimissioni della Belcuore, che si dimise per la vicenda giudiziaria in questione.  La nomina le fu conferita con un decreto a firma del presidente Giorgio Magliocca datato giugno 2020. Era stata designata dopo un avviso pubblico e sulla base del curriculum vitae, dopo avere «acquisito le domande degli interessati, giusto avviso pubblico del 26 maggio 2020».

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